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San Bernardino, levata di scudi contro l'Fbi. Anche Google si…

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San Bernardino, levata di scudi contro l'Fbi. Anche Google si schiera dalla parte di Apple

Rivali sul terreno del business, ma alleati quando c'è da difendersi dalle “intrusioni” governative. La storia di Apple e Google, volendo, è un po' così. E la lettera con cui Cook, ieri, ha negato all'Fbi interferenze sulla crittografia dell'iPhone ha trovato un endorsement importante proprio nel Ceo di Google, Sundar Pichai. Quest'ultimo, infatti, con una serie di tweet si è schierato apertamente dalla parte di Apple.

La storia è ormai nota. Un giudice californiano, dopo la richiesta da parte dell'Fbi, ha ordinato all'azienda di Cupertino di fornire un accesso secondario (una backdoor) di iOS così da poter prelevare tutto ciò che era all'interno dell'iPhone 5c di Syed Rizwan Farook, killer spietatissimo che insieme a sua moglie ha ucciso 14 persone a San Bernardino (California). I fatti risalgono al 2 dicembre scorso, quando i due hanno assaltato l'Inland center. Farook e consorte sono stati poi uccisi durante il conflitto a fuoco con la polizia, e lo smartphone del killer, finito nelle mani dell'Fbi, potrebbe rivelare indizi determinanti ai fini dell'indagine.

Cook, con una lunga lettera (della quale abbiamo scritto qui ) si è rifiutato, motivando la scelta come una difesa della sicurezza degli utenti in possesso di un iPhone («creerebbe un precedente pericoloso» ha detto il Ceo di Apple). E a poche ore di distanza, è arrivata la presa di posizione di Pichai, che - in quanto Ceo di Google - può essere intesa come la posizione di Android (sistema operativo da un miliardo e mezzo di utenti, nda). Su Twitter, Pichai ha definito «importante» la lettera di Cook, e ha aggiunto: «Forzare le aziende ad abilitare l'hacking potrebbe compromettere la privacy degli utenti». Il Ceo di Google ha anche detto che adesso si aspetta «una discussione attenta e aperta su questa importante questione».

La posizione di Pichai, espressa in 5 tweet, è stata lapidaria: «Noi costruiamo prodotti sicuri e siamo disponibili a fornire le informazioni necessarie quando arrivano richieste legalmente giustificate, ma ciò non significa che sia accettabile una richiesta che obblighi a un hack dei dispositivi».

Anche WhatsApp sta con Cook
Sempre nelle scorse ore, anche il Ceo e co-fondatore di WhatsApp, Jan Koum, in un post sul suo profilo Facebook ha condiviso la lettera di Cook esprimendo totale sintonia: «Ho sempre ammirato Cook per la sua posizione in materia di privacy e gli sforzi di Apple per proteggere i dati degli utenti e non potrei essere più d'accordo con ciò che ha detto oggi nella sua lettera agli utenti. Non dobbiamo permettere – ha chiosato Koum - che venga instaurato questo pericoloso precedente: oggi la nostra libertà e la nostra autonomia sono in gioco». I big del mondo hi-tech, insomma, fanno fronte comune. E l'infinita diatriba fra i sostenitori della privacy e quelli della sicurezza, continua a viaggiare su lunghezze d'onda distantissime.

Twitter: @biagiosimonetta

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