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Dossier Unfraud verso round da 3 milioni

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    Dossier | N. 221 articoliPiù start-up con il Sole

    Unfraud verso round da 3 milioni

    Loro sono Andrea Puzo, Vincenzo Paduano e Armando Monaco, un economista e due ingegneri. Sono i fondatori di Unfraud, una delle rarissime startup italiane attive nell'intelligenza artificiale. La startup fondata dai tre giovani di Ariano Irpino lo scorso anno si è classificata fra i finalisti del CheBanca! GrandPrix. A maggio ha convinto quelli di Tim Ventures ha investire 100mila euro nel loro software che promette di abbattere il rischio frodi. «Ora stiamo aprendo un nuovo round di investimento. Puntiamo a tre milioni di euro», spiega l'economista dei tre. Il prodotto sarebbe pronto, sono usciti dalla fase di prototipo. E dicono di essere pronti anche a uscire fuori dall'Italia, conditio sine qua non, secondo loro, per sopravvivere.

    Il loro software fondamentalmente individua in anticipo il comportamento di chi sta mettendo in atto una frode online. Il loro cliente naturale sono le banche e i siti di e-commerce. «Utilizziamo tecniche di inteligenza artificiale e deep learning, è tutto codice scritto da noi». La tecnologia non solo rileva l'anomalia ma analizza i big data, migliaia di transazioni in tempo reale in modo da individuare la frode prima che il pagamento avvenga.

    Ogni frodatore, spiegano, ha un comportamento specifico. Analizzando il “pattern” il programma impara e imparando riesce a prevedere in aticipo le sue mosse avvertendo la banca o lo store online e quindi impedendo la transazione. Non è come assistere a una scena di Minority Report, ma siamo da quelle parti. Anche perché sono tecnologie come promettono molto. E solleticano una domanda su tutte: quale è e come si misura il valore delle aziende di intelligenza artificiale? «Bella domanda - sorride Puzo -. Mi viene da dire che più il processo è automatizzato e meno devi intervenire manualmente. Se il software è stabile non c'è bisogno di grandi dipartimenti It per la manutenzione ed è sicuramente meno costoso di mantenere di consulenti. Noi in particolare - conclude - usiamo il cloud computing. Non sappiamo di chi sono i dati. Su ogni transazione forniano un punteggio da 0 a 100%. In questo modo le aziende possono stare sicure, anche sotto il profilo della privacy». (L.Tre.)

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