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Apple, la Corte Suprema lascia intatta la condanna antitrust per gli…

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LA DECISIONE DELLA CORTA SUPREMA

Apple, la Corte Suprema lascia intatta la condanna antitrust per gli e-books

NEW YORK - La Corte Suprema non ascolta Apple. La maggiore autorità giudiziaria degli Stati Uniti ha respinto la richiesta dell'azienda di Cupertino di discutere e decidere sul caso antitrust che ha visto il colosso del iPhone condannato a sanzioni per la manipolazione al rialzo dei prezzi nel mercato degli e-book. La scelta dell'Alta Corte di confermare la bocciatura di Apple non è stata accompagnata da spiegazioni, che in caso di rifiuto di accettare un dossier legale i giudici non sono tenuti a offrire.

Apple era stata condannata a pagare 450 milioni di dollari dai tribunali americani come corresponsabile di una cospirazione assieme alle grandi case editrici ai danni di Amazon che era cominciata nel 2010. Gli editori erano allora in guerra con Amazon, che dominava il mercato dei libri digitali e li costringeva a tenere prezzi molto bassi. L'avvento di Apple in questo segmento, grazie alla concorrenza dell'iPad nei confronti di Kindl, aveva cambiato questa dinamica: Apple, che temeva di non poter essere altrimenti competitiva con Amazon, aveva lasciato alle case editrici il controllo dei prezzi in cambio di una percentuale che portava nelle sue casse.

La vicenda si era trascinata in tribunale finché una Corte D'Appello, a maggioranza, si era espressa a New York contro Apple, affermando che i suoi accordi con gli editori americani ammontavano ad un “price fixing” che stabiliva irregolarmente prezzi più alti. L'azione era stata iniziata formalmente nel 2012 dal Dipartimento della Giustizia, che aveva accusato Apple di aver concordato aumenti dei nuovi libri digitali oltre il prezzo base di 9,99 dollari stabilito da Amazon. Gli editori avevano poi raggiunto accordi extragiudiziali per risolvere il caso mentre Apple era andata al processo, perdendo in prima istanza e in seguito, come indicato, in appello.

Apple non si era però data per vinta, sostenendo che la sua iniziativa in realtà sosteneva la concorrenza. “Il lancio della piattaforma iBookstore per consentire a decine di milioni di consumatori di comprare e leggere libri digitali rafforza drammaticamente la concorrenza su questo mercato, avvantaggiando autori, editori e lettori”, aveva scritto nel suo ricorso di ultima istanza alla Corte Suprema. “Dopo l'ingresso di Apple è aumentata la pubblicazione di libri, sono calati in generale i prezzi e una nuova società ha comunicato ad agire su un mercato prima dominato da una singola azienda”. Ancora: “Se un'azienda entra e erode un monopolio questa dovrebbe essere applaudita, indipendentemente dal fatto che i prezzi in precedenza fossero artificialmente bassi o alti”.

Il tribunale d'Appello, nelle sue motivazioni che avevano bocciato Apple, aveva tuttavia illustrato ragioni esattamente contrapposte ora lasciate intatte dalla Corte Suprema: “La concorrenza non viene servita se a un'azienda che entra su un mercato è permesso di eliminare la concorrenza sui prezzi come condizione dell'ingresso stesso, e non può confortare i consumatori il fatto di aver guadagnato un altro retailer se il costo è lasciare nelle mani di un cartello di editori di libri il controllo su tutti i prezzi degli e-books”. L'opinione era stata scritta dal giudice Debra Ann Livingston.

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