Nate Silver, è il giornalista più antipatico degli Stati Uniti. Statistico e scrittore, Silver si potrebbe oggi definire un nerd e un data journalist. Etichette a parte, ai più è noto per aver azzeccato, grazie a un software da lui inventato, una serie di previsioni riguardo al baseball che lo resero da subito antipatico e saccente. Quando poi è stato sfidato dalla stampa politica si applicò alle elezioni presidenziali del 2008 prevedendo correttamente l'elezioni di Obama in 49 Stati su 50 (gli sfuggì solo lo Stato delll'Indiana).
Insomma è uno pericoloso. Che quando parla lo fa a ragion veduta. Alcuni giorni fa su Twitter l’ha buttata lì: Anyway, Trump will probably be the GOP nominee and possibly become President. No joke. If you care either way about this, you should vote.
Come dire, se Trump dovesse vincere le primarie diventerebbe un candidato credibile per la vittoria alle presidenziali.
In un lungo articolo sul suo sito di data Journalism FiveThirtyEight, Silver ha messo insieme il movimento #NeverTrump espressione dei malumori all’interno del partito Repubblicano, l’analisi delle passate elezioni che ha visto proprio nei candidati più discussi all’interno del loro partito quelli che poi hanno preso più voti. Ad aggiungere senso alle serie storiche anche il profilo di quella che si preanuncia essere la candidata democratica da battere. La Clinton appare nei sondaggi particolarmente invisa all’elettorato conservatore. Tanto da spingere chi oggi protesta trincerandosi dietro l’hastag NeverTrump a “turarsi il naso” e votare per l’eccentrico miliardario. Per quanto incredibile , almeno per noi europei, per la destra repubblicana Trump non sarebbe il peggiore dei mali. Lontano dall’analisi dei segni e delle percentuali di Silver è invece l’analisi di BoinBoing, uno tra i dieci blog più visitati al mondo e che ha tra i fondatori personaggi del calibro di David Pescovitz e Cory Doctorow. Loro si sono divertiti a riaprire il libro delle profezie di Nostradamus. La “falsa tromba” riscontata in quattro quartine potrebbe essere interpretata come l’annuncio della vittoria del facoltoso imprenditore col parrucchino.
Certo, sono profezie e non previsioni, e fin qui non ci piove. Intanto però il SuperTuesday ha visto Trump vincere in sette stati, contro i tre del rivale.
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