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    Il Ceo di TheFork racconta il successo italiano: 8mila ristoranti registrati e prenotazioni da mobile al 65%

    Più o meno un anno fa TripAdvisor acquistava due startup italiane del settore food: Restopolis e MyTable. Le due piattaforme confluirono immediatamente in TheFork, divisione aziendale della stessa TripAdvisor nata dall'acquisizione della francese Lafourchette (avvenuta nel maggio 2014). Oggi TheFork è una sorta di colosso nel mondo della ristorazione 2.0. Qualche giorno fa abbiamo incontrato Bertrand Jelensperger, co-fondatore e Ceo della società, in visita a Milano. L'Italia è uno dei mercati più floridi per TheFork. Ed ecco cosa ci ha raccontato Jelensperger, al quale, per prima cosa, abbiamo chiesto i numeri.
    «TheFork è presente in 12 Paesi, conta complessivamente 33.000 ristoranti di cui 8.000 in Italia, 5 Milioni di download dell'applicazione, 5 milioni di recensioni e 550 dipendenti».

    Quali sono le proiezioni per il mercato italiano in questo 2016?
    «L'Italia è uno dei Paesi in cui operiamo che sta crescendo più rapidamente grazie a un team eccellente, ma anche perché il mercato è pronto all'utilizzo di servizi come TheFork. E' interessante notare che in Italia il 65% delle prenotazioni viene già dal canale mobile. Abbiamo anche un ottimo tasso di ripetizione, che significa che gli utenti che usano il servizio una volta continuano poi a prenotare spesso. Dulcis in fundo, qui registriamo un elevato Net Promoter Score (modello di misurazione della fedeltà dei clienti, nda). La nostra visione per il 2016 dunque è ottimistica. Sul fronte B2B, abbiamo intenzione di aggiungere altri 2.000 ristoranti, mentre sul versante B2C vogliamo aumentare le revenue».

    Com'è nata la startup, quali erano i vostri sogni, le vostre ambizioni. E quali sono adesso?
    «Quando abbiamo creato La Fourchette in Francia avevamo 3 idee in mente. La prima era quella di un sito, che all'epoca non c'era, sul quale trovare facilmente ristoranti. La seconda era quella di introdurre la prenotazione online poiché nel 2007, quando abbiamo fondato l'azienda, si poteva riservare quasi tutto su internet dall'hotel all'aereo, passando per il biglietto teatrale, ma non il ristorante. La terza idea è stata lo yield management. Il presupposto era lo stesso: nell'ultimo decennio le compagnie aeree e il settore alberghiero hanno iniziato a variare i prezzi a seconda del giorno e della stagionalità per riempire mezzi e strutture. Questo ha permesso agli utenti di pagare meno il servizio, di risparmiare. E alle aziende di aumentare i profitti saturando le strutture. Ci siamo allora detti che avremmo dovuto fare lo stesso per i ristoranti che come le strutture turistiche hanno elevati costi fissi e pochi costi variabili. Quando si apre un ristorante al mattino si devono pagare lo chef, lo staff, l'affitto, le utenze a prescindere da come andrà la giornata. Avere clienti in più significa fare profitti. Con queste tre idee in mente abbiamo pensato a un servizio in cui le persone potessero cercare, prenotare velocemente il ristorante e avere il miglior prezzo possibile».

    Ci racconta l'acquisizione da parte di TripAdvisor?
    «Due anni fa avevamo deciso di vendere l'azienda. In primis perché alcuni shareholder volevano vendere le loro quote, in secondo luogo perché eravamo leader in Francia, Spagna e Svizzera e il passo successivo era aprire altri Paesi come l'Italia. La scelta quindi era o raccogliere nuovi capitali per investire in nuovi mercati o rivolgersi a una grande azienda. Non dovevamo necessariamente vendere perché eravamo liquidi e profittevoli, quindi abbiamo mandato la nostra presentazione a sei aziende selezionate con cui ci sarebbe piaciuto lavorare. Una di queste era TripAdvisor che ha risposto e fatto un'offerta interessante molto velocemente. Come utenti ci piaceva TripAdvisor e nel nostro incontro con Steve Kaufer abbiamo avuto la conferma di un'azienda che premia lo spirito imprenditoriale, che è user-oriented, ha un traffico incredibile sui ristoranti e ha una cultura da start-up anche se è una realtà che impiega 3.000 persone. Ci siamo detti che questo era il futuro migliore per TheFork».

    Il problema delle false recensioni online esiste e rischia di danneggiare servizi come quello di TheFork. Cosa fate per combatterlo?
    «TripAdvisor e TheFork hanno sistemi diversi sulle recensioni. Su TripAdvisor ci sono tantissime recensioni, conta 350 milioni di visitatori unici al mese e questi visitatori trovano riscontro delle loro esperienze nelle recensioni di TripAdvisor. Inoltre su TripAdvisor ci sono molteplici sistemi per verificare le recensioni: c'è la community, c'è un algoritmo, c'è un team dedicato che verifica quando sono segnalate delle anomalie. Per quanto riguarda TheFork, noi permettiamo di scrivere una recensione solo dopo aver prenotato e completato l'esperienza. Un sistema per certi versi più semplice sul fronte della verifica, che ha come rovescio della medaglia un minor numero di recensioni. Uno dei nostri obiettivi per quest'anno è proprio di avere più review grazie alle recensioni dei due portali».

    Recentemente ha detto che «La scale-up è il capitalismo di domani». Ce lo spiega?
    «Negli USA c'è un numero impressionante di start-up, molte falliscono o sono vendute prima di crescere in modo significativo, ma ci sono anche grandi successi come TripAdvisor, Linkedin, Facebook e Google. Queste aziende sono ora parte attiva dell'economia mondiale, creano lavoro. Non è facile passare da start-up a scale-up perché comporta il cambiamento di tutte le regole aziendali. E' bello essere una start-up, ma bisogna anche avere l'ambizione di passare per esempio da 2 milioni di revenue a 100 milioni di revenue, una volta che si hanno i clienti e il business model. Tutto deve essere basato su ambizione e scalabilità, tenendo in mente che si deve crescere ma non a qualsiasi prezzo».

    @biagiosimonetta

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