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    Panakès: obiettivo è spendere 5-6 milioni per ogni startup selezionata

    • –di M.Pass.

    Il mercato italiano delle startup è ancora frenato dalla scarsità di venture capital, in particolare nei settori che richiedono investimenti considerevoli perché sia possibile il trasferimento tecnologico. Tra chi tenta di cambiare questo stato di cose c'è Panakès Partners SGR SpA, società fondata all'inizio del 2015 che si dedica a investimenti su società innovative nel campo della tecnologia medicale in Italia ed Europa, e che alla fine dello scorso anno ha ricevuto dalle autorità competenti l'autorizzazione a operare come fondo. “Nell'anno in cui abbiamo atteso l'autorizzazione il nostro network ci ha segnalato più di 450 opportunità di investimento, tutte società interessanti in campi come genomica, immunologia, diagnostica in vitro, medicina personalizzata e predittiva, controllo dei pazienti basato su sensori e dispositivi indossabili” ci ha spiegato Alessio Beverina, fondatore di Panakès insieme a Fabrizio Landi e Diana Saraceni. “È un numero che può apparire basso rispetto a quanto avviene per le startup digitali, ma è altissimo se consideriamo che si tratta di un settore che richiede brevetti e lunghi studi”.

    Il fondo, primo in Italia con certificazione EUVECA, ha avuto il primo closing a gennaio e sta per annunciare il successivo. Gli investitori sono un mix di corporate e privati italiani e internazionali (Menarini, Cogliati -Elemaster, Colombo - SapioLife, Rovati - RottaPharmBiotech), cui si aggiungono istituzioni come il Fondo Europeo per gli Investimenti e il Fondo Italiano d'Investimento. “Il target iniziale è di 100 milioni di euro”, spiega Beverina, con l'obiettivo di spendere 5-6 milioni per ogni startup durante la sua vita, iniziando con uno o due.”.
    “Il nostro obiettivo è far crescere il numero di player del venture capital nel settore medicale. Avendo una rete di contatti all'estero, proveremo a suscitare l'interesse di investitori stranieri per le startup italiane. La nuova legislazione ha creato un boom delle startup innovative, ma mentre all'estero c'è ampia disponibilità di persone con esperienza imprenditoriale e di business che possono aiutare una startup a svilupparsi correttamente, in Italia non è così.

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