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PizzaBo, si dimette il ceo della startup milionaria. Divergenze con…

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DA FAVOLA A INCUBO

PizzaBo, si dimette il ceo della startup milionaria. Divergenze con Just Eat dopo l’acquisizione

Christian Sarcuni
Christian Sarcuni

Una favola che ora rischia di trasformarsi in un incubo. È un po' questo quello che sta succedendo a PizzaBo, startup nata negli ambienti universitari bolognesi qualche anno fa e divenuta, ben presto, uno dei modelli di maggior successo della galassia startuppara italiana. Solo qualche settimana fa scrivevamo dell'operazione di acquisto firmata Just Eat, con l'azienda londinese che era riuscita a portarsi a casa PizzaBo, dopo aver già acquistato Clicca e Mangia a Milano e DeliveRex a Roma. È importante ricordare, però, che la startup bolognese del cibo a domicilio era già finita in mani straniere un anno prima (a inizio 2015), quando i tedeschi di Rocket Internet avevano staccato un assegno da oltre 51 milioni di euro per assicurarsela. Una delle exit più importanti mai registrate in Italia in ambito startup. Fu un'operazione più vasta, quella. I berlinesi investirono complessivamente 131 milioni di euro per acquistare anche la spagnola Nevera Roja. Un anno dopo le ha vendute entrambe a Just Eat per 125 milioni, portando a bilancio una minusvalenza di 6 milioni.

Si dimette il Ceo
Quello che sta succedendo in questi giorni, però, è una storia decisamente diversa da quelle scritte fino a oggi. All'interno di PizzaBo tira aria pesante, e uno dei due fondatori della startup, Christian Sarcuni (l'altro è Livio Linfranchi), ha presentato le sue dimissioni da Ceo di Webs (la società che controlla PizzaBo). Dimissioni che probabilmente erano nell'aria. In occasione dell'operazione con Just Eat, proprio Sarcuni era stato molto vago sul futuro, e alla nostra domanda sulla fusione dei due servizi aveva risposto così: «Nel medio termine i due servizi resteranno distinti, in futuro è presto per dirlo». Oggi, apprese le sue dimissioni, abbiamo cercato Sarcuni al telefono, ma ha preferito affidare a una mail il suo pensiero: «Quando ho scelto di vendere PizzaBo ai tedeschi, più di un anno fa, - ha scritto al Sole24ORE il Ceo dimissionario - mi era stato promesso un piano di sviluppo maestoso, insieme al mantenimento del marchio e della sede di lavoro; ma alla prova dei fatti le intenzioni dell'investitore sono cambiate, con mio grande rammarico, già dopo pochi mesi. Ciò nonostante, ho continuato a rivestire il mio ruolo, lavorando e spesso lottando con entusiasmo ed energia, per far fronte all'impegno preso nei confronti di tutti, dipendenti in primis. Ho continuato a farlo anche lo scorso mese, dopo aver appreso, solo a fatto compiuto, che la società veniva ceduta al principale competitor, il gruppo inglese Just Eat. Mi sono impegnato al massimo, in favore del progetto e del mio fantastico team, fintanto che il nuovo socio ha preso la sua decisione».

Just Eat porta tutto a Milano
Alla base della rottura ci sarebbero profonde divergenze di veduta, insomma. Non solo relative alle intenzioni di investimento, ma anche a questioni prettamente geografiche. A quanto pare Just Eat vorrebbe trasferire PizzaBo da Bologna a Milano, portandosi dietro i 34 dipendenti. Ed è qui che sono entrati in gioco i sindacati. Secondo la Filcams-Cgil di Bologna, Just Eat «cancellerà il marchio e si trasferirà a Milano». «L'azienda inglese – ha spiegato il sindacato – ha già annunciato la volontà di non mantenere il nome, e di trasferire tutti i 34 lavoratori a Milano dove ha sede Just Eat Italia. Just Eat, da oggi monopolista del settore, non dichiara esuberi ma trasferisce tutti i lavoratori a Milano ben sapendo che pochi di loro saranno nelle condizioni di poter accettare il trasferimento in atra città. In tal modo si compromette la tenuta dei livelli occupazionali senza attivare nemmeno le procedure previste dalla legge. Così cessa di esistere una splendida realtà locale e si compromette il futuro dei lavoratori e delle loro famiglie».

Ma Just Eat non ci sta
Dal canto suo Just Eat ha affidato a una nota la sua posizione, smentendo la tesi relativa all'eliminazione del marchio e ridimensionando quella dei trasferimenti: «Non è stato deciso di eliminare il marchio PizzaBo, - scrivono dalla società londinese - pertanto non corrisponde al vero quanto dichiarato, tenuto conto che il tavolo sindacale non è ancora formalmente iniziato (il primo incontro avrà proprio luogo il primo aprile)». E ancora: «Non sono previsti esuberi in termini di risorse e tutti i contratti verranno mantenuti. In particolare i dipendenti PizzaBo che lavorano come city manager e operatori logistici, non subiranno conseguenze in termini di spostamenti, mentre le altre risorse saranno integrate nello staff Just Eat, nei nuovi uffici di Milano. Non corrispondono al vero, pertanto, le dichiarazioni secondo le quali non verrebbero rispettate le garanzie di legge, che anzi, per quanto possibile e sostenibile, verranno ampliate sia rispetto alla normativa di settore, sia rispetto alla contrattazione nazionale di riferimento. Il nostro obiettivo resta quello di investire in una strategia di consolidamento del mercato della consegna di cibo a domicilio online in Italia al fine di trasformare e sviluppare un settore che nel nostro paese è ancora giovane, ma con un grande potenziale». PizzaBo, nel 2015, ha consegnato 3 milioni di pizze. E con l'operazione di vendita a Rocket Internet era diventata un modello da seguire. Ora chissà.

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