Tecnologia

Dossier Per i big dello sport è corsa alle startup dei dati

  • Abbonati
  • Accedi
    Dossier | N. 221 articoliPiù start-up con il Sole

    Per i big dello sport è corsa alle startup dei dati

    Braccialetti e orologi connessi; calze e magliette ricche di sensori. E poi il software: legge e raccoglie i dati, fornisce suggerimenti che saranno sempre più precisi e dunque utili. Quello del monitoraggio ossessivo non è più un monopolio dei professionisti: il virtuale a sostegno dell'attività fisica sta diventando un fenomeno di massa. Non è un caso che nel giro di pochi mesi grandi marchi di abbigliamento stiano facendo shopping di piccole aziende tecnologiche: Under Armour ha comprato MyFitnessPal, Endomondo, MapMyFitness. Poi è stata la volta di Adidas, che si è portata in casa Runtastic, mentre a febbraio Asics ha rilevato Runkeeper.

    Tre tra le aziende più note del pianeta in questo campo hanno speso più di un miliardo di dollari per entrare nel mondo delle app. Perché? Perché oggi la community di amici con cui condividere i dati ha la sua importanza. Perché diventa veicolo di servizi premium e pubblicità. Perché più si è stimolati a fare sport, più si compreranno scarpe, magliette e pantaloncini. «Da due anni al nostro lavoro di R&D abbiamo deciso di affiancare una strategia di open innovation che valorizzi competenze eterne» spiegano da Technogym. La multinazionale fondata da Nerio Alessandri a Cesena nel 1983 era una startup. Ora con il Wellness Accelerator cerca a sua volta idee nelle aziende innovative nel settore sport: il programma parte da 200 candidature, che scendono a 20 nel momento del pitch di presentazione, poi in 4-5 vengono incubate, ricevono 15mila euro di finanziamento, formazione, contatti e vengono ospitate negli uffici di H-Farm.

    «In alcune di queste entriamo anche nel capitale, con una quota di minoranza. E cerchiamo di integrare i loro servizi nella nostra piattaforma» continua Technogym. Tra le startup che fino a oggi sono state selezionate c'è Fitaborate, una sorta di Netflix del fitness, con video istruttivi per fare attività in casa. Oppure Coachademy, per il benessere dei dipendenti aziendali. «Si stanno diffondendo servizi sempre più personalizzati sulle esigenze dell'atleta, oltre al movimento per obiettivi: raggiunto un certo risultato si vince qualcosa» continua l'azienda. In prospettiva, alla raccolta dei dati si affiancherà sempre più il risultato predittivo. Ad esempio Under Armour sta lavorando con Watson, il supercomputer Ibm». Watson analizzerà l'attività giornaliera, il sonno, il cibo consumato, i dati anagrafici, la frequenza cardiaca registrati sull'app e permetterà di avere feedback basati sul confronto anonimo con altre persone della piattaforma nelle stesse condizioni. Così il software diventa couch-medico personale: può ad esempio dirti che il tal giorno è meglio riposare sulla base dell'attività pregressa e i dati biometrici della mattina.

    «L'arrivo di sensori su scarpe e vestiti farà sì che tutti avremo più dati capaci di orientare la nostra attività. Verranno usati anche per prevenire infortuni» spiega Stefano Tambornini, direttore di WyLab, incubatore dedicato alla tecnologia sportiva che ha appena aperto a Chiavari. Nasce da una costola di Wyscout, un enorme database nato 12 anni fa con video e informazioni sui giocatori di tutto il mondo a disposizione di squadre, procuratori e allenatori. L'azienda è stata fondata sempre nella città ligure e oggi ha 250 dipendenti di cui 80 in Italia. «Questa esperienza ha creato un networking e una competenza che ora vogliamo mettere a disposizione con l'acceleratore» continua Tambornini. Quattro mesi di mentoring, e poi una selezione di 4-5 realtà che riceveranno in media 100mila euro di finanziamenti. Nel 25% si tratterà di investimenti equity, nella restante parte a debito.

    © Riproduzione riservata