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Dossier Startup, ecco il questionario dell'Istat. Ma circa 28mila imprese…

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    Dossier | N. 221 articoliPiù start-up con il Sole

    Startup, ecco il questionario dell'Istat. Ma circa 28mila imprese non sanno di essere innovative?

    Delle difficoltà legate alle startup italiane si è scritto a più riprese. Poche (pochissime) exit, bilanci spesso in rosso, nanismo diffuso. Un ecosistema ancora immaturo che si scontra, ogni giorno, con un quadro normativo lacunoso e con una barriera culturale importante. Negli ultimi giorni, però, qualcosa si è mossa. Il 31 marzo scorso è partita #StartupSurvey, la prima indagine nazionale sulle startup innovative firmata Mise e Istat. Si tratta di un censimento che ha come obiettivo quello di delineare una quadro più capillare dello stato delle startup innovative in Italia. L'Istituto di statistica ha inviato alle giovani aziende un questionario fissando nel 15 maggio prossimo la data di scadenza per la compilazione.

    «L'obiettivo – scrivono dal Mise - è fare un passo avanti, lasciando che siano le startup stesse a farci conoscere, in modo strutturato e capillare, alcuni aspetti più prettamente qualitativi che completano il patrimonio informativo già a nostra disposizione sulla base di risorse quali la sezione speciale del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio».
    Il questionario dell'Istat è diviso in quattro parti. La prima è interamente indirizzata a conoscere il capitale umano delle startup, con domande relative ai soggetti che vi lavorano (dai fondatori, ai soci, ai dipendenti). Si va dall'età alle lingue conosciute, dal grado di istruzione fino alle esperienze lavorative precedenti. Poi c'è una parte finanziaria, concentrata sul capitale della startup e sui finanziamenti: chi e come si finanzia la startup, quanti investimenti ha ricevuto. La terza parte del questionario, invece, è incentrata sull'innovazione della startup, con domande relative alle spese in ricerca e sviluppo. Infine, il questionario si concentra sulla conoscenza del quadro normativo italiano. E qui gli intervistati non sono solo chiamati a rispondere ma anche a raccontare le loro esperienze e a suggerire eventuali miglioramenti al quadro normativo attuale.

    Startup innovative che non sanno di esserlo
    Sempre il Mise, ha fatto sapere che tra 21 e il 22 marzo scorsi, oltre 28mila imprese italiane (selezionate all'interno del Registro delle Imprese sulla base di precisi requisiti di eleggibilità assimilabili alla nozione giuridica di startup innovativa e PMI innovativa) hanno ricevuto al loro indirizzo email PEC una informativa da parte del Ministero sulle opportunità offerte dai due regimi di agevolazione. Lo stesso Ministero ha fatto sapere che grazie a InfoCamere, sono state identificate («attraverso un sistema di filtraggio coprente la maggior parte dei requisiti di legge») circa 5mila imprese che potrebbero potenzialmente qualificarsi come startup innovativa, e oltre 23mila che potrebbero rientrare nella definizione di PMI innovativa. Tutte aziende che, a quanto pare, erano rimaste fuori dall'inquadramento fiscale. «Nel convincimento che moltissime di queste aziende non si definiscono innovative per una mera mancanza di informazione, abbiamo dunque provveduto a una azione di comunicazione su larga scala senza precedenti, assumendoci direttamente l'impegno a informare in modo non indifferenziato ma mirato i potenziali fruitori». Anche se qualche perplessità rimane: se circa 30mila imprese italiane che hanno i requisiti per aderire a regimi fiscali più vantaggiosi non ne erano al corrente, c'è più di un problema.

    Scheda di sintesi per il credito d'imposta
    Infine, il Ministero dello Sviluppo Economico, ha diffuso la scheda di sintesi per il credito di imposta. «Sebbene il credito d'imposta per investimenti in ricerca e sviluppo non sia una misura riservata esclusivamente a startup e PMI innovative, - scrivono dal Mise - si tratta di un'opportunità per loro estremamente rilevante. Per una piccola impresa che investe in innovazione, una grande occasione per trovare mercato e rafforzarsi è quella di farsi coinvolgere in dinamiche di “open innovation”, ossia nella conduzione di attività di ricerca e sviluppo per conto di imprese più mature e radicate». La nuova scheda di sintesi della disciplina sul Credito d'imposta R&S è disponibile da oggi sul sito istituzionale del MISE a questo indirizzo: http://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/scheda_sintesi_credito_imposta_r&s_31_marzo_2016.pdf

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