Scovare «nuove vie ai ricavi» per le star del web. Dalle collaborazioni aziendali a strumenti tecnologici sempre più affinati per la produzione video. Sono le priorità sull'agenda di BuzzMyVideos, il network fondato a Londra nel 2012 dall'ex manager di Google Paola Marinone e Bengu Atamer con l'obiettivo di monetizzare i contenuti dei creators di YouTube.
Il modello di business della piattaforma, ad oggi retto soprattutto sull'attrazione di pubblicità, si è appena arricchito con l'acquisizione di MakeTag: una società sarda specializzata in tecnologie per la creazione di clip interattive. A margine dell'accordo, BuzzMyVideos assorbirà in organico un nuovo team di sviluppatori e investirà su un hub d'innovazione con sede a Cagliari. Tasselli in più su una strategia già definita: come spiega Marinone al Sole 24 Ore, «il nostro ruolo è quello di mettere a contatto i brand con i creatori di contenuti. Noi non cerchiamo il testimonial d'effetto, ma un prodotto che sappia raggiungere il suo target con un linguaggio ad hoc: se il video è realizzato così, aumenta la propensione all'acquisto».
BuzzMyVideos ha deciso di non divulgare dati sul suo fatturato, ma non è un mistero che la società abbia incassato nel 2014 un finanziamento da 2,5 milioni di dollari dalla società di venture capital United Ventures. L'iniezione, dice Marinone, ha fatto «volare del 160%» un audience che si regge già su numeri importanti: il circuito di BuzzMyVideos conta su totale di 5.200 creativi (1000 solo in Italia), 600 milioni di visualizzazioni su YouTube e oltre 200 milioni su altre piattaforme nel suo circuito. Per il futuro, un'altra via di diversificazione potrebbe arrivare da diritti d'autore e vendita delle licenze. Sullo sfondo ci sono i casi, già registrati, di artisti divenuti così popolari all'estero da potersi garantire incassi solo in royalty. Cifre simboliche? Non proprio: «Si parla di stipendi mensili, se si possono chiamare così, di livello manageriale – dice Marinone -. E più aumenta la viralità, più cresce il margine di guadagno».
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