Tecnologia

Gli invisibili della privacy. Cani e gatti condannati a essere…

  • Abbonati
  • Accedi
iot anzi ioa

Gli invisibili della privacy. Cani e gatti condannati a essere geolocalizzati

“Il 29 marzo abbiamo smarrito Benji, golden retriever di 4 anni. Chi lo ritrovasse telefoni al numero sulla medaglietta”. Se fino a ieri quando si smarriva il cane per ritrovarlo si stampava un volantino e si aspettavano buone notizie, oggi è sufficiente aprire lo smartphone e individuare sulla mappa il segnale del gps inserito nel collare. D'altra parte il prezzo all'ingrosso di un ricevitore, che all'epoca dei primi navigatori per auto era proibitivo, oggi è sceso al punto da renderne l'acquisto e il successivo commercio estremamente conveniente: su Alibaba se ne possono comprare stock di 500 pezzi per 500 dollari, disponibili nel porto di Shenzhen e completi di software per Android o iOS, e il prezzo scende ulteriormente per i singoli componenti. Processori, memorie e sensori sono appunto talmente economici che il mercato dei cosiddetti wearable, i tecno-gadget da indossare, si è progressivamente allargato dagli esseri umani ai loro animali domestici. Questi aggeggi sono stati protagonisti sia dello scorso CES di Las Vegas che della fiera We are Wearables di Toronto, perché il settore tira sempre più a livello globale: secondo Grand View Research nel 2014 valeva 837 milioni di dollari ed è destinato a crescere fino a toccare la cifra di 2,36 miliardi nel 2022.

Un altro studio di Fung Business Intelligent Centre ha calcolato che nei soli Usa ci sono 163 milioni di cani e gatti da compagnia e che ogni proprietario spende 1600 dollari l'anno per l'alimentazione, la salute e il benessere di ciascuno di essi, gadget compresi. E se prima nella categoria intrattenimento l'offerta più innovativa era un giocattolo di legno con tre nicchie e al cane bastava spostare con la zampa il coperchio per scoprire in quale si nascondesse il croccantino, oggi c'è la versione aggiornata e hi-tech: si chiama CleverPet ed è una ciotola con coperchio automatico e tre pulsanti che si accendono in sequenza; quando il cane o il gatto riescono a premerli rispettando l'ordine corretto delle luci il coperchio si apre e rivela il cibo in premio. L'idea della startup è quella di migliorare la vita dei “pet”, troppo spesso lasciati dai padroni soli in casa senza nulla da fare, con una serie di puzzle che dovrebbe favorirne lo sviluppo intellettivo oltre che il divertimento.

Naturalmente il tracking la fa da padrone nel novero delle tecnologie dedicate a cani e gatti, le specie cui è indirizzata la gran parte delle proposte, anche se per trovare un cane smarrito c'è anche chi ha sviluppato un software di “riconoscimento facciale” e ne ha fatto una app chiamata Finding Rover. Ma rintracciare gli animali allontanatisi da casa non è più l'unica promessa che questi apparecchi fanno, perché grazie ai sensori e ai software inseriti nelle scatoline da appendere al collo, se ne può rilevare anche l'attività fisica. Così ad esempio l'italiana FitBark offre la possibilità di tracciare il moto di un cane e compararlo a quello degli altri esemplari della stessa razza, mentre altre startup simili forniscono un programma di monitoraggio della salute della bestiola a quattro zampe, per sapere quante ore ha dormito, quanti chilometri ha macinato ed essere eventualmente avvertiti con un allarme se si allontana troppo dal proprio smartphone. Nonostante le rassicurazioni di veterinari e ricercatori circa l'affidabilità dei software di analisi dei dati compaiano sulle pubblicità di questi gadget, nessuno sa quanto siano efficaci nel tracciare davvero l'attività e i parametri vitali degli animali, infatti in caso di aumento improvviso del battito cardiaco non c'è applicazione che riesca a stabilire se al cane sta per arrivare un attacco di cuore o se sta semplicemente inseguendo un frisbee al parco.

Ecco perché probabilmente a essere soddisfatto in questo mercato è il bisogno psicologico dei padroni di prendersi maggiore cura dei propr i animali, altrimenti non si spiegherebbero prodotti come Petbot e Petzi, sistemi dotati di display e telecamera con cui è possibile avviare una videochiamata a distanza per comunicare col proprio amico a quattro zampe, o come Petcube, dispositivo con un puntatore laser che il padrone può muovere a distanza tramite smartphone per attirare l'attenzione del proprio cane o gatto e farlo giocare mentre lo guarda sul display. Alla fine la tecnologia di cui gli animali potrebbero veramente sentire il bisogno è la stampa 3D, utilizzata da diverse cliniche veterinarie ormai per dare una nuova vita ad alcune bestie poco fortunate, come il gatto Cyrano che ha riacquistato la possibilità di camminare grazie alla protesi della rotula stampata ad hoc per sostituire la sua usurata dal cancro, o come l'oca Buttercup, nata con una zampa orientato al contrario, sostituito poi grazie a una copia stampata in silicone a partire dalla scansione della zampa stessa.

Pubblicato su Nova24 di carta del 17 aprile

© Riproduzione riservata