Tecnologia

Dossier «Difficile vivere di sole applicazioni»

  • Abbonati
  • Accedi
    Dossier | N. 221 articoliPiù start-up con il Sole

    «Difficile vivere di sole applicazioni»

    Esisterà sempre il fenomeno. Ed esisteranno sempre notizie come quella di Ben Pasternak, australiano, sedicenne, avrebbe raccolto con la sua app due milioni di dollari. Ma quanto è sostenibile oggi la cosiddetta app economy. «Di startup milionarie è pieno il mondo ma cominciamo con dire che l'economia della app non esiste». Chi parla è Claudio Somazzi, lui nel mondo delle app ci ha creduto tanto da aver lanciato nel 2010 una startup chiamata Applix, nata appunto per insegnare a chi non avesse sviluppatori a creare appicazioni.

    «La mia prima app con Applix si è chiamava Virtual History Roma. Molto se ne ricorderanno perché è stata stata selezionata da Steve Jobs in persona per il lancio dell'iPad 2. Era una sorta di realtà virtuale in anticipo sui tempi. Ricordo che mi prese un colpo quando vidi il numero uno di Apple mostrarla sul palco a San Francisco». Quel battesimo rese l'app celebre e ricca ma non tutti sanno che i download erano cominciati a crescere inaspettatamente settimane prima. Quando cioè lo stesso Steve Jobs inserì Virtual History Roma in una newsletter destinata ai clienti Apple Usa.

    «Questo dimostra che in questo mondo nessuna sa bene cosa muova chi. L'anno dopo abbiamo lanciato Virtual History Firenze e non ha avuto lo stesso successo. Nessuno sa con certezza perché Rovio ha fatto i milioni con Angry Bird e oggi non ne sentiamo quasi più parlare. Gli App store non forniscono dati complessivi. Ma pensiamo che oltre il 90% delle app che scarichiamo vengono disintallate e di quelle che rimangono viene utilizzato meno del 10%. Non è tutto rose e fiori per lo sviluppatore di app. Il vero ostacolo è legato all'impossibilità di governare le leve del marketing. Quando si diventa lancia una app su uno store, in un certo senso, si perde il controllo».

    Secondo l'imprenditore, la strategia non può essere che quella di raggiungere il consumatore da più canali.
    «Abbiamo imparato che le app sono uno strumento per essere più efficaci sui display mobili. Con Applix oggi lavoriamo su un modello B2B, lavorano cioè per editori nel contesto di una distribuzione digitale. ». Occorre insomma diversificare.

    © Riproduzione riservata