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Le Pmi e il digital manufacturing: ecco perche (rispetto alla Germania) siamo indietro

Il piano di investimenti da complessivi 23 miliardi di euro per Industry 4.0 della Commissione europea, oggetto di odierno anuncio, è sicuramente una tappa importante nell'economia del processo di digitalizzazione dell'industria del Vecchio Continente. Un processo che in Italia non sta certo viaggiando a velocità considerevoli, tanto che l'auspicio lanciato nelle scorse ore da Gianni Potti, presidente del Comitato nazionale di coordinamento territoriale (Cnct) di Confindustria servizi innovativi e tecnologici, richiama la Penisola “a farsi trovare pronta”.
Il ritardo accumulato finora rispetto ai Paesi guida in fatto di fabbrica digitale, e il riferimento va in primis alla Germania, è quantificabile in 3/4 anni e il rischio è che questo divario, se non si agisce in fretta, “continui ad aumentare”. In attesa del piano strategico del Governo su Industry 4.0, il cui varo è pendente ormai da oltre nove mesi, la nuova iniziativa Ue va quindi letta come uno stimolo forte anche per le piccole e imprese italiane del manifatturiero. La mancanza di un modello strutturato e sistemico di poli di innovazione e centri di competenza deputati a sostenere le aziende, e in particolare le Pmi, nella trasformazione digitale è indubbiamente uno dei limiti che ci penalizza rispetto alle altre economie industriali. Eppure, come fa notare Giuseppe Padula, delegato all'Innovazione dell'Università degli Studi di San Marino, l'adozione del progetto Industry 4.0 non procede spedito neppure là dove è nato, in Germania. “Il dubbio che i vantaggi del digital manufacturing – spiega l'esperto - vadano soprattutto ai grandi vendor telco ed informatici, invece che ai costruttori di tecnologia manifatturiera, è uno dei motivi per i quali la stragrande maggioranza delle Pmi tedesche, il cosiddetto Mittelstand, non ha ancora investito in Industry 4.0 e non intende farlo a breve. Il dato potrebbe confortare l'industria italiana, se non fosse che la nostra struttura produttiva è composta per più del 70% da piccole e medie imprese, contro il 50% circa della Germania”.
La frammentazione e il nanismo dimensionale del nostro manifatturiero lo conosciamo bene. Non tutti, forse, ricordano però come i maggiori sviluppatori di software di controllo di automazione siano stranieri e come questa sia un'area che, osserva Padula, “l'Italia non ha voluto o potuto presidiare al momento della migrazione dal controllo meccanico a quello meccatronico. Siamo arrivati al punto, per cui non si può più aspettare, in quanto il digitale vive della legge del first takes it all e non di quote distribuite”. Il solco che rischia di separare inesorabilmente le nostre Pmi da quelle tedesche e dei Paesi guida ha trovato terreno fertile nel fatto che
l'Italia “ha iniziato in ritardo ad occuparsi di digital manufacturing rispetto alle altre economie manifatturiere, in parte per una diffusa resistenza di una cultura di business tradizionalmente centrata sul prodotto, in parte per il ritardo di programmi coordinati a livello istituzionale”. Il piano di Industrial Internet americano e quello di Industry 4.0 tedesco godono di diversi anni di vantaggio rispetto alle nostre prime iniziative e questo è un dato di fatto inconfutabile.
Se è vero che i cosiddetti Cyber physical systems o le soluzioni di Machine to Machine non sono certo cose nuove per i responsabili R&D delle aziende italiane tecnologicamente più avanzate, è altrettanto vero che il nostro ritardo digitale è reale. Lo dice il quart'ultimo posto ottenuto dall'Italia nella graduatoria europea Desi 2015 (Digital Economy and Society Index ) e il terz'ultimo, fra le maggiori economie, occupato nel Readiness Index di Accenture quale ambiente favorevole all'introduzione dell'Industrial Internet of Things.
Il nostro ritardo strutturale va a sommarsi alla resistenza culturale tipica del settore manifatturiero nel muoversi dai processi tradizionali “product-centric” ai processi “service-centric” sviluppati su piattaforme digitali. La transizione da una strategia centrata sul prodotto ad una centrata sul servizio, la cosiddetta “servitizzazione”, è uno dei cardini del percorso di adozione e sviluppo delle strategie Industry 4.0. Il piano Ue va nella direzione di spingere gli investimenti in tutto ciò che è digitale, dal cloud all'high performance computing fino all'Internet of Things (per cui è prioritario stabilire un ambiente operativo unico). Le Pmi manifatturiere sono le prime destinatarie di questa iniziativa. Per questo occorre che l'Italia sia pronta. Il Mittelstand non aspetta.

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