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Dossier Quasi mezzo miliardo per i droni nel 2015

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    Dossier | N. 221 articoliPiù start-up con il Sole

    Quasi mezzo miliardo per i droni nel 2015

    I droni stanno conquistando velocemente il mercato di massa, tanto che GfK li ha inseriti nel report “Tech Trends” dedicato alle dieci tendenze tecnologie più importanti del 2016. Uno studio di Bi-Intelligence ritiene che gran parte del boom di questa industria, oggi, è dovuto alla diffusione in ambito civile e commerciale. Il settore dei droni, insomma, sta andando ben oltre l'utilizzo militare.

    E lo confermano anche le previsioni per i prossimi 4 anni (fino al 2020), che parlano di una crescita del 19% annuo per il mercato dei droni civili, e del 5% annuo per quelli militari.
    Quello che sta succedendo, dunque, somiglia tanto a una rivoluzione interna, coi produttori di droni militari che assistono (un po' sorpresi) al boom dei droni per uso civile e commerciale. E in questo contesto si sono inserite bene le startup, che nell'ultimo biennio hanno trovato terreno fertile in questa industria. Un bell'esempio è quello della svizzera senseFly, azienda per la quale Parrot ha investito qualche milione di euro. Proprio a proposito di Parrot, l'ultimo bilancio, pubblicato qualche settimana fa, ha svelato che nel 2015 l'azienda francese ha venduto più di 1 milione di droni, di cui oltre 400mila nell'ultimo trimestre. Anche se è la cinese DJI, che produce i famosi Phantom, l'azienda leader del settore, valutata oggi circa 10 miliardi di dollari. Oggi le big stanno cercando di prendersi il mercato a colpi di investimenti. Qualcomm e Intel hanno annunciato investimenti per 2,3 miliardi di dollari nel corso di questo 2016, mentre anche Apple si sta affacciando con occhi interessati. Per le startup, che dal punto di vista finanziario non possono competere con i colossi, la sfida sarà sui servizi, sull'hardware (come le batterie) e i software.

    Nel 2015 sono stati oltre 450 milioni – a livello globale - i dollari investiti nelle startup legate ai droni (+300% rispetto all'anno precedente). In Italia il giro d'affari annuale (2015), secondo Dronitaly, si aggira intorno ai 350 milioni di euro, con 700mila euro come valore medio del business per azienda. Un dato, quest'ultimo, drogato dal successo dei big player come Finmeccanica e Piaggio Aero Industrie, che dominano il mercato. I numeri relativi alle startup, invece, non ci sono ancora, anche se è possibile fare una stima partendo da un dato: secondo Sergio Barlocchetti di Dronitaly, il 30% delle aziende italiane (circa 70) che si occupano di droni sono startup, spesso spin-off universitari. Si tratta di giovani aziende che spesso lavorano (in ambiti sia software che hardware) per mercati differenti da quello italiano. «Molte startup italiane – racconta Barlocchetti al Sole24Ore – in realtà lavorano per clienti che si trovano in Usa, Gran Bretagna, Israele e Cina. Sono tutti Paesi dove il regolamento sui droni è più blando rispetto a quello italiano».
    Secondo Barlocchetti, ora sono due le sfide principali che si pongono davanti: «Innanzitutto sarà necessario integrare i droni nello spazio aereo comune», che in altre parole vuol dire regolamentare lo spazio aereo e far spazio ai droni. Poi «l'utilizzo dei droni in ambiti più consumer», come può essere quello delle consegne.

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