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Urbi, l'app italiana che ingloba Uber e fratelli e piace a…

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Urbi, l'app italiana che ingloba Uber e fratelli e piace a Lastminute.com

Berlino gli ha cambiato la vita. E se per presentare la sua app ai giornalisti, inizia parlando proprio della capitale tedesca non è affatto un caso. Emiliano Saurin, milanese con la passione per l'informatica, in Germania ha conosciuto bene la sharing mobility. Ma quando la immaginava applicata alle città italiane il suo entusiasmo si strozzava: «All'inizio pensavo alla diffidenza degli italiani verso queste tipologie di servizi». Oggi le cose «sono cambiate» e Saurin si trova a vestire i panni dell'attore protagonista. È lui, insieme a Serena Schimd, l'ideatore e fondatore di Urbi, applicazione gratuita made in Italy che per la prima volta aggrega tutti i principali sistemi di mobilità urbana e condivisa.

Un'applicazione che è nata un po' per caso, e che in principio si chiamava Bat Sharing: «Ci siamo chiesti – ha detto Saurin al Sole24Ore – quali sarebbero state le potenzialità di avere tutti i servizi di car sharing, per esempio, in un'unica applicazione. Ne abbiamo avvertito la necessità da utenti. Ed è nata Urbi». Un inizio un po' casuale, insomma. Poi la nascita di una startup, i primi 50 mila euro di finanziamenti da parte della Comunità Europea. E nel giro di tre anni ci si trova di fronte a una dai margini pazzeschi e ad una startup che è pronta a fare una exit importante.

Urbi è già partecipata da lastminute.com, che per arrivare al 51% delle quote sta staccando, proprio in questi giorni, un assegno importante. Ma alle spalle c'è un accordo: se Urbi performa bene, lastminute.com sarà “costretta” ad acquistarne il 100% nel giro di qualche anno.

Intanto il presente è un'App molto interessante per chi si muove in città. Perché aggrega tutti i principali sistemi di mobilità urbana - car, bike, scooter sharing, taxi e Uber - con l'obiettivo di semplificare all'utente la fruizione dei servizi di urban mobility. Urbi, grazie alla geolocalizzazione dello smartphone, di fatto consiglia all'utente il servizio più adatto al percorso da compiere, indicando tutti i costi, i tempi di percorrenza e le distanze dai veicoli presenti nei dintorni, anche in considerazione del traffico sul tragitto selezionato. Inoltre, grazie alla funzione “radar”, la App è in grado di inviare una notifica quando un veicolo si libera nell'area desiderata, nel momento in cui non ci sono mezzi disponibili al momento richiesto.

«L'idea - ha detto Saurin ai giornalisti - è quella di dare all'utente la possibilità di muoversi nella città, quindi oltre al car sharing, il bike sharing e lo scooter sharing offriamo servizi come il wi-fi per chi non ha la connessione a internet e altri servizi come myTaxi e Uber». Per ora le città coperte dal servizio di Urbi sono Milano, Roma, Torino, Berlino, Amburgo e Vienna. «Abbiamo ottenuto finora 90mila download e siamo sui 20mila utenti attivi al mese, quasi tutti su Milano» ha detto il fondatore.

Quello che più colpisce, almeno al momento, è che quello di Urbi è un business a zero profitto. A parte qualche piccola revenue dai servizi di taxi minori, l'applicazione è infatti gratuita per i vari driver. Da MyTaxi a Uber fino a Car2go, Enjoy, Share'n Go e BikeMi, le tariffe rimangono immutate e Urbi non entra nella transazione finanziaria.
MyTaxi arriva a Roma

Intanto, sul fronte dei taxi, una novità importante riguarda Roma. L'applicazione MyTaxi, di proprietà di Mercedes Benz (che a Milano in un anno esatto ha raccolto 580 taxi), sta per sbarcare a Roma. La data prevista è quella del 3 maggio prossimo. Una sfida importante per MyTaxi, che dopo l'approccio milanese si trova davanti alla città – per numero di taxi presenti – più importante d'Italia. Un bel banco di prova.

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