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Nella testa di Nathan Drake. Dallo psicologo l’eroe di Uncharted 4

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Nella testa di Nathan Drake. Dallo psicologo l’eroe di Uncharted 4

Nathan Drake, 40 anni, sposato senza figli.
Fin da piccolo viene sottoposto a stress da separazione dovuto al lutto improvviso della madre e al non riconoscimento da parte paterna, con conseguente collocamento presso l'orfanotrofio.
La deficitaria costruzione di una relazione di attaccamento con un caregiver e l'inadeguatezza delle cure sperimentate in questo contesto, hanno avuto ricadute sullo sviluppo socio-emotivo del paziente, coerentemente con quanto dimostrato dagli studi sul disturbo reattivo di attaccamento.
Ad oggi Drake non riporta come attuali i problemi verosimilmente vissuti nell'infanzia e derivati dal precoce abbandono (problemi di salute, deficit cognitivi, ritardi nel linguaggio, disturbi comportamentali, ritardi nello sviluppo e disturbi di attaccamento).
Tuttavia, a seguito del primo colloquio, lui stesso mi chiede di iniziare un percorso per mettere meglio a fuoco le possibili correlazioni tra il pesante tributo pagato in orfanotrofio e la sua modalità attuale di vivere le relazioni interpersonali.

Questa la diagnosi dello piscoterapeuta Luca Mazzucchelli sul paziente Nathan Drake, un personaggio di un videogame protagonista di una tra le più spettacolari e avventurose serie della storia dei videogame. Abbiamo scelto Nathan Drake, perché tra pochi giorni esce Uncharted 4, il quarto e ultimo capitolo. Ma anche perché per “giocare” agli psicanalisti con i videogiochi serviva un eroe da videogioco, bello bellissimo ma non scemo, con un passato molle e una profondità in grado di non scalfire la scorza di uomo d'azione. Serviva un personaggio tutto sommato piattino partorito dal meglio di Indiana Jones e Tomb Raider. Non una icona, al massimo una iconcina. Nonostante la diagnosi e i pregiudizi Nate Drake ci ha sorpresi. Anzi, gli sceneggiatori di Uncharted 4 ci hanno sorpresi.
Neil Druckmann e Bruce Straley, i direttori creativi dello splendido Last of Us hanno preso la guida del progetto dopo l'abbandono di Amy Hennig e ci hanno raccontato chi è veramente Nathan Drake, mostrandoci un po' della sua infanzia, scampoli del suo passato: il fratello Sam, la sua vita da uomo sposato e il tormento dell'avventuriero. Proprio così: Nate ha avuto una vita tranquilla e pure noiosa che viene presto abbandonata. Perché? Per il più banale dei motivi. Perché in fondo è un cacciatore di tesori. Gratta gratta, sotto sotto c'è qualcosa che si agita anche nel più classico uomo d'azione della storia del videogame, sembrano averci voluto dire Druckmann e Straley. Ma al giocatore deve interessare fino a un certo punto.
Questa ampia premessa sull'eroe nasce per dire che Uncharted 4 non è The Last of Us. Si vede che dietro c'è una penna ispirata ma rimane un gioco d'azione a una dimensione, senza troppe velleità e senza l'ansia di voler raccontarci qualcosa del mondo, della vita e del senso dell'esistenza. Proprio per questo Uncharted 4 è il miglior gioco d'azione su Playstation 4. Uno spettacolo da divano, patatine e Coca Cola. Irraggiungibile nella sua vocazione di portarti lontano. Irraggiungibile solo come sanno essere per un ragazzino i migliori romanzi d'avventura di Emilio Salgari.

Cosa ci è piaciuto. La libertà e l'emozione dell'esplorazione. Nessun film d'azione è in grado di regalare l'emozione della scoperta dei migliori videogiochi. Conta la tecnica: i colori del Madagascar, la luce che scorre leggera sull'acqua e sulle rocce, le mille animazioni che rendono viva quella foresta sono dettagli che segnano un cambio di passo rispetto agli altri giochi d'azione. Ma è sopratutto lo sguardo della casa di sviluppo di Naugthy Dog che rappresenta un esempio di scrittura videoludica vera. Per la prima volta ci immergiamo in un mondo che non vuole essere la migliore versione cinematografica di un videogame. Ma che usa la grammatica dell'esplorazione per raccontare adrenalina e scoperta come mai nessun film di genere è riuscito prima d'ora.

Cosa non ci è piaciuto. Nonostante i dialoghi siano intriganti e ben scritti resta un gioco d'azione senza compromessi di genere. Si spara tanto, si salta tanto e si combatte come se non ci fosse un domani. Il che va bene. Ma c'è molto di più in questo gioco. Ci sono le bugie tra chi si ama, i conflitti irrisolti, la ricerca di qualche cosa. C'è un Nathan Drake che chiude quattro capitoli raccontandosi. Come capitolo finale avremmo voluto il nostro eroe, per una volta, davvero nudo. Inchiodarlo sul lettino dello psicanalista per sapere tutto di lui.

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