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Infrastrutture ad impatto sociale

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Infrastrutture ad impatto sociale

  • –Alessia Maccaferri

Le infrastrutture e i trasporti non sono solo opere fisiche o servizi. Ma molto di più, abilitano relazioni online e offline con un impatto sulla vita di tutti. A leggere questa sottotraccia del progetto Nice to meet you, presentato nei giorni scorsi sembra un mondo all’incontrario rispetto all’Italia delle maxi opere, delle incompiute e dei disservizi. Ancora di più se ad adottare il progetto è il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

«Pensiamo al car sharing o a tutte le applicazioni che ci facilitano la vita, migliorandola. Sarebbe folle ignorare tutto questo, fingendo che non esista» spiega Mauro Bonaretti, Capo di Gabinetto del Mit. Che ora lancia un progetto tanto insolito quanto ambizioso: cittadini, professionisti e startupper potranno presentare progetti, idee, proposte sulla mobilità condivisa, le infrastrutture rigenerate e gli spazi per le comunità. «È una visione nuova - spiega Fabrizio Sammarco alla guida di ItaliaCamp, associazione che ha messo a punto il progetto - dove l’innovazione sociale non è per niente secondaria rispetto all’innovazione tecnologica».

Il Mit lancia un challange prize, decisamente aperto sui temi. Nella sezione mobilità condivisa del concorso di idee si citano servizi intermodali «per migliorare l’esperienza di mobilità del cittadino e delle merci in termini di economicità, sicurezza e condivisione» ma anche servizi integrati - come la black box - utili per la rilevazione e gestione di informazioni utili al cittadino e agli stakeholder. Ma anche il mondo degli open data e della sharing economy che stanno cambiando lo scenario di vita soprattutto nelle grandi città.

Per quanto riguarda le infrastrutture rigenerate si fa riferimento alla gestione dello spazio disponibile e al miglioramento delle stesse tecnologie. Qui si citano le tecnologie building information modeling, i droni e, di nuovo, l’open data.

Infine si cercano proposte per valorizzare degli spazi (porti, aeroporti, stazioni)con la partecipazione attiva delle persone. Pensando anche al riuso degli immobili come le case cantoniere o le stazioni abbandonate e a tutte le iniziative che possono facilitare il processo come la street art, il partenariato pubblico/privato, il crowdsourcing.

Tra i principali obiettivi del progetto c’è la customer experience, cioè il modo in cui l’utente vive il servizio, dal miglioramento del manto stradale alla sicurezza negli aeroporti, dall’accoglienza su treni e metropolitane, all’incentivazione all’uso delle biciclette e l’interscambio delle ciclopiste col trasporto pubblico.

Una commissione di esperti sceglierà le proposte migliori. «Non abbiamo fissato un numero ma verosimilmente una trentina» aggiunge Sammarco. Proposte che saranno sottoposte all’attenzione sia delle aziende partner sia del Mit che potrà inserire la realizzazione dei progetti nei filoni di interventi già programmati. «Il ministero non può pensare di avere tutte le competenze e i saperi al proprio interno e di ricorrere a una pianificazione a tavolino. Il mondo è sempre più complesso, dobbiamo aprirci all’esterno per innovare» spiega Bonaretti, che ritiene che l’iniziativa possa aprire un filone di social procurement da parte del ministero stesso.

Nice to meet you sarà frutto di una selezione all'interno di network accreditati quali:università e centri di ricerca italiani, incubatori e acceleratori, associazioni e hub innovativi di settore, rete territoriale (attraverso le 20 sedi regionali dell'Associazione ItaliaCamp) per la diffusione del modello e l'emersione delle crowd solution provenienti dai cittadini.

A fine maggio partirà un roadshow del progetto in giro per l’Italia e a settembre ci sarà l’evento conclusivo con un barcamp per la valorizzazione dei progetti stessi e un’hackaton per la realizzazione dei software, app e modelli di analisi integrati tra gli open data del MIt e i dati in possesso dei vari stakeholder gestori di informazioni di settore.

Il ministero guidato da Graziano Delrio con questo progetto sembra voler segnare una discontinuità sia nel modo di concepire le infrastrutture - più spostato sul software che sull’hardware - sia nell’intento di innovarsi. Ora che il sasso è lanciato e le intenzioni si misureranno sia con la qualità dei progetti che con la loro adozione da parte del Mit e delle aziende coinvolte.

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