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Le banche si affidano all'intelligenza artificiale (e ai robot) per…

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CACCIA AI CANDIDATI

Le banche si affidano all'intelligenza artificiale (e ai robot) per i colloqui di lavoro

  • –di Biagio Simonetta
(Olycom)
(Olycom)

E se un giorno il colloquio per il nuovo lavoro ve lo facesse un robot? Niente panico. È quello che sta succedendo in ambito bancario, a quanto pare. Alcuni fra gli istituti di credito più importanti al mondo (da Goldman Sachs a Morgan Stanley, da Citigroup a Usb) sono alle prese con la razionalizzazione dei costi del personale. La ristrutturazione parte dalla ricerca dei migliori talenti, cercando di sbagliare il meno possibile in fase di assunzione. E affidarsi all'intelligenza artificiale per selezionare i candidati migliori è un'idea che piace. Piace tantissimo. Fino a qualche tempo fa, alcuni algoritmi basati sull'intelligenza artificiale erano utilizzati (e sono utilizzati ancora) per scremare i curriculum, così da selezionare esclusivamente quelli conformi alle mansioni richieste. Un lavoro di scansione basato sull'analisi dei file.

Ora, invece, siamo allo step successivo. Il software non giudica più soltanto i curriculum, ma direttamente il candidato. E lo fa attraverso delle vere e proprie interviste condotte dalle macchine. Algoritmi sempre più sofisticati in grado di percepire l'attitudine del candidato al lavoro di squadra, la sua curiosità, la sua grinta.

«Fino a oggi – ha raccontato a Reuters, Mark Newman, Ceo di HireVue - la tecnologia ci ha consentito di trovare il miglior curriculum in archivio. Ma oggi c'è un modo per capire veramente le persone che si hanno davanti». La sua società produce una piattaforma di video-interviste basate sull'intelligenza artificiale per selezionare i candidati, e diversi gruppi bancari hanno mostrato il loro interesse per questo software. Ma quella di HireVue non è l'unica offerta disponibile su un mercato in pieno fermento. Qualcosa di simile è stata prodotta anche da Koru Careers, e alcune banche stanno lavorando per la produzione di un software proprietario.

“Fino a oggi la tecnologia ci ha consentito di trovare il miglior curriculum in archivio. Ma oggi c'è un modo per capire veramente le persone che si hanno davanti”

Mark Newman, Ceo di HireVue 

Il metodo Koru, ad esempio, parte dall'analisi dei clienti per dare all'algoritmo le giuste direzioni in fatto di scelta dei dipendenti. «Può essere che quello che serve per avere successo a Morgan Stanley è diverso da quello che ci vuole per avere successo a Goldman Sachs», ha detto il Ceo, Kristen Hamilton.
Il colloquio di lavoro diretto dall'intelligenza artificiale, secondo gli analisti, serve alle banche e a tutto il mondo che ruota intorno a Wall Street per recuperare talenti sempre più in fuga verso la Silicon Valley e le big company del mondo tecnologico. Inoltre, l'obiettivo principale è quello di evitare gli errori. Assumere una persona sbagliata può avere costi pesantissimi, del resto.

I dubbi sulla discriminazione
Secondo i più ottimisti, attraverso l'utilizzo di un software si cercano di evitare le insidie del fattore umano. Ma è proprio questa la conclusione che alcuni esperti di risorse umane contrastano maggiormente. Secondo questi ultimi, infatti, l'intelligenza artificiale è discriminatoria e apre le porte ai pregiudizi. Per esempio, se storicamente una società ha assunto per lo più uomini bianchi, primogeniti e mancini, l'algoritmo potrebbe intuire che questi criteri costituiscano una chiave di successo. Ma la storia dell'intelligenza artificiale e delle sue applicazioni insegna che è tutto migliorabile. La strada, intanto, sembra già tracciata.

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