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Immagini mozzafiato di Giove in attesa che entri in orbita la sonda Juno

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missione nello spazio

Immagini mozzafiato di Giove in attesa che entri in orbita la sonda Juno

(Ansa)
(Ansa)

Ancora pochi giorni e la sonda Juno della Nasa, con a bordo anche 2 importanti strumenti scientifici italiani, arriverà finalmente in orbita attorno al pianeta Giove. La sonda studierà il pianeta per un intero anno fornendoci informazioni che gli studiosi reputano fondamentali anche per la conoscenza della Terra, il pianeta in cui viviamo. Arriverà il 5 mattina alle 5.35 ora italiana e sarà il momento più difficile e pericoloso dell'intera missione.

Giove infatti è un pianeta gigantesco e molto pericoloso, è il quinto del Sistema Solare ed è il più grande. Nonostante sia composto principalmente di gas la sua massa è 318 volte quella terrestre, cioè ben due volte e mezzo quelle di tutti gli altri pianeti messi insieme e il suo volume è così grande che potrebbe contenere 1.300 volte la nostra Terra. La sua forza di gravità, inoltre, è tale che un uomo di 70 Kg su Giove ne peserebbe 185.

“Prendiamo i dati e scappiamo via, è il motto degli scienziati, poiché su Giove ci sono campi magnetici così forti che potrebbero distruggere le apparecchiature di Juno”

 

Non solo, ma nei pressi del pianeta, dove entrerà la sonda Juno, che orbiterà ad una distanza di 5000 chilometri circa dalla superficie gassosa, l'emissione di particelle, i campi di radiazione e magnetici sono talmente forti che potrebbero distruggere le apparecchiature elettroniche della sonda.

Tanto è reale il pericolo che il motto scelto da Nasa per la missione, e ripetuto nel trailer video della missione degno di un colossal Hollywoodiano, è “Prendiamo i dati e scappiamo via”.

Filmato ufficiale Nasa per la missione

Se l'elettronica non friggerà, il termine è tecnico ma suggestivo, per il vortice di particelle e radiazioni Juno ha una missione importantissima da compiere: capire come è fatto Giove studiandolo da vicino. Lo conosciamo già, in particolare grazie al satellite Galileo che ha volato da quelle parti anni fa, ma oggi la strumentazione è più raffinata e specifica e la distanza, pericolosa ripetiamo, tale da permettere la raccolta dati come mai prima di ora.

Il cuore di Juno, un computer molto efficiente, è blindato in una sorta di caveau da film di James Bond del peso al decollo di ben 172 chili per permettere la massima sicurezza e schermatura. Il tutto durerà poco più di un anno, con 26 orbite da 2 settimane e poi la sonda si lascerà cadere nel mare gassoso del grande pianeta

Juno studierà in quest'anno la composizione chimica e misurerà il campo gravitazionale, intensissimo, e quello magnetico, altrettanto importante.
Il pianeta dei record non si smentisce neppure nella rotazione, nonostante le enormi dimensioni, 140.000 chilometri circa di diametro contro i 13,000 scarsi scarsi della Terra, ruota in solo 10 ore e presenta di conseguenza venti atmosferici fortissimi, fino a 600 chilometri all'ora.

L'importanza della missione su Giove per la comprensione del nostro pianeta, la Terra, sta nel fatto che quello - secondo gli studiosi - è stato il primo a formarsi, molto prima del nostro, che comunque è assai più piccolo e solido. Anzi, uno degli enigmi che Juno dovrà risolvere è se Giove abbia o meno un nucleo solido o quanto meno formato da gas molto denso nello stato di plasma.

La Grande Macchia di Giove, una tempesta che dura da centinaia di anni

Lo strumento principe su Juno, che ricordiamo non è un acronimo ma il nome inglese di Giunone, la sposa di Giove nella mitologia, è lo spettrometro JIRAM, Jovian InfraRed Auroral Mapper, principalmente per la determinazione del campo magnetico e della chimica superficale di Giove.

Lo strumento è finanziato dall'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e realizzato da Leonardo-Finmeccanica a Campi Bisenzio, sotto la responsabilità scientifica di Alberto Adriani dell'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali, IAPS/Inaf. Ma vola assieme a questo un secondo strumento italiano, KaT, Ka-Band Translator, realizzato da Thales Alenia Space, con il supporto del team scientifico dell'Università di Roma “La Sapienza”. Con questo si cercherà di capire come è fatto il pianeta al suo interno.

Come quasi tutte le sonde Nasa anche Juno è stata guidata nella sua complessa orbita da uno Star Trekker, un piccolo sistema che rileva la posizione delle stelle, come facevano i marinai nei secoli scorsi prima del GPS, e fornisce la direzione da seguire. Il sensore sviluppato da Leonardo Finmeccanica è ormai leader incontrastato in questo campo e ha guidato con precisione Juno lungo i tre miliardi di chilometri necessari per arrivare fin dove è ora, 5 anni di viaggio sono tanti ma la precisone raggiunta è millimetrica.

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