Tecnologia

Fenomenologia della Pokémon-mania, tra bufale, incidenti e…

  • Abbonati
  • Accedi
videogiochi

Fenomenologia della Pokémon-mania, tra bufale, incidenti e allarmi

Ne abbiamo sentite di tutti i colori. Ora basta. Proviamo a mettere un po’ di ordine.

Cosa sappiamo? Pokèmon Go è l'applicazione per smartphone più veloce a raggiungere la testa delle classifiche su iOS e Android. Quasi certamente è il gioco mobile più scaricato di sempre. Ed è la gioia degli azionisti di Nintendo. Il prezzo delle azioni è passato in una settimana da 16 a 25 dollari (per tutti i numeri e le curiosità finanziarie andate su Info Data). Chi ancora non sa di cosa stiamo parlando può trovare qui una mini-guida). Tutti gli altri possono invece concentrarsi sul fenomeno mediatico dopo appena undici giorni dal lancio. In questo fazzoletto di tempo è accaduto di tutto, in termini mediatici, si intende: allarmi per la  privacy dei più piccini, terrore di incidenti stradali, moniti alle famiglie. E poi il mercato nero degli account, l'invasione in aree segrete. Più della caccia al pupazzetto digitale, Pokémon Go ha scatenato un circo mediatico che non si vedeva dai tempi di World of Warcraft e della Wii, sollevando peraltro domande di natura legale di non immediata soluzione.

Come ad esempio: a chi appartiene la realtà aumentata? Si può impedire ai giocatori di giocare perché il luogo non è adatto? Chi decide dove compariranno i Pokémon? E ancora: se nel tuo appartamento Niantic (la società che ha il database e geolocalizza i Pokèmon) decide di aprire una “palestra” per far lottare i mostriciattoli, e arrivano stormi di fan nelle vicinanze con chi possiamo prendercela? Per quanto paradossale prima o poi qualcuno porrà in modo più serio il tema. Ma ora andiamo con ordine.


I Polkèmon hanno 20 anni

Gli allarmismi. Tra le conseguenze della Pokemon mania oltre a uno sconsiderato numero di articoli online da parte della stampa specializzata tech ci sono gli “allarmismi”. Di solito sono rivolti agli oggetti tecnologici per proteggere la salute dei giovani (e non giocatori). E di solito sono segnale di successo vero. Ricordiamo quando  è nato il telefono le reazioni sono state all'insegna della fine  delle relazioni sociali («non usciremo più da casa» ndr). Quando è comparsa la Wii sono stati registrati numerosi casi di giocatori che utilizzando in modo sconsiderato il controller (il Wiimote, quello a forma di telecomando) avevano distrutto mobili e schermi del televisore,  si erano slogati polsi o colpito fratellini (o sorelline) ferendosi ripetutamente.  Con Pokémon Go il livello di allarme riguarda principalmente gli incidenti stradali. Si temono fenomeni di massa legati a capocciate tra giocatori troppo assorti alla caccia dei Pokèmon virtuale e quindi incapaci di rendersi conto di quello che accade loro intorno. Il corollario di questo tipologia di giocatori distratti va dalla strage di giovani “allenatori” distratti sulle strade urbane all'invasione di ragazzini in aree vietate con la “scusa” di cacciare un Pokémon.

Il mercato nero. La fenomenologia può essere ancora più vasta. Anzi, sarà anche più ampia del previsto. Proviamo a leggere le “notizie” uscite in questi giorni sul web.  Su Craiglist un utente anonimo ha messo in vendita per 100 dollari il proprio account di Pokémon Go dopo aver superato livello 20, aver catturato 75 tipi di Pokémon, 9 uova e alcune migliaia di oggetti. Nessuno per ora si è fatto avanti ma era da decenni, anzi dai tempi d'oro di World of Warcraft che non si assisteva alla nascita di un mercato nero per giochi digitali.


La cronaca nera e bianca. A Riverton, un piccolo centro del Wyoming, una bambina  ha trovato il cadavere di un uomo in un fiume mentre stava cercando di catturare il suo Pokémon (pare sia una bufala ma la notizia è diventata virale). E ancora: in Missouri la polizia ha arrestato quattro persone che usavano il gioco per attirare gente in aree isolate e derubarla.  Quattro ladri arrestati dalla polizia di O'Fallon, Missouri avrebbero utilizzato Pokémon Go per attirare i giocatori nei pressi di un Poké Stop. Alcune (se non tutte) sono bufale ma il problema è che sono verosimili. Come anche la scelta del Museo di Washington sull'Olocausto di mettere fuori un cartello per vietare la caccia al Pokémon dentro le sale.

La comunicazione. Non meno degne di note sono i comunicati di produttori di antivirus, associazioni di difensori della privacy e della famiglia che hanno messo in guardia i giocatori da possibili aggressioni di pedofili, virus informatici e criminali informatici. Qui trovate il il comunicato del Telefono Azzurro che va letto a tutti i costi. Il comunicato è uscito prima dell'uscita dei Pokémon in Italia. Mentre per fare un nuovo esempio, Sofos ha messo in guardia gli utenti per l'esistenza di una finta app a tema Pokémon in grado di spiare le nostre chiamate.

La filiera industriale. Si sta creando anche una piccola industria intorno ai piccoli lottatori digitali. Il produttore ha realizzato una specie di monopattino per non stancare gli allenatori durante le loro passeggiate. Un produttore di droni ha realizzato un drone-caccia-Pokémon e lo ha chiamato Pokedrone. Seguiranno altri gadget. Altri fatti di cronaca incredibili e quasi certamente si arriverà in tribunale. Sto scrivendo ed è venerdì ora di domenica ci saranno altre Pokénews. C'è da scommetterci.

A caccia di Pikachu

© Riproduzione riservata