Le startup giocano un ruolo primario nell’attività delle fondazioni di impresa per i giovani. Il dato emerge dall’ultima indagine realizzata dall’Istituto per la Ricerca Sociale e promossa da Fondazione Bracco in collaborazione con alcune delle principali fondazioni di impresa attive in Italia. Secondo l’analisi condotta su un campione di oltre un terzo delle fondazioni attive nel nostro paese, tra il 2011 e il 2014 sono state 334 le iniziative rivolte ai giovani, per un importo totale di quasi 49 milioni di euro.
La maggior parte dei progetti censiti riguarda il sostegno all’incubazione d’impresa, start-up e concorsi di idee. Si tratta prevalentemente di forme di sostegno economico e consulenziale con il trasferimento di competenze e skill specifiche per la realizzazione di iniziative imprenditoriali che possano poi essere sviluppate in maniera autonoma anche in futuro. In altri casi, è prevista la messa a disposizione di risorse e spazi per la realizzazione di idee progettuali e d’impresa, rivolti a giovani con elevati livelli d’istruzione. Gli interventi riguardano soprattutto gli ambiti tecnico, scientifico, artistico e le risorse erogate vanno da un minimo di 3 mila euro, in premi, a contributi di circa 100 mila euro per la realizzazione di veri e propri progetti imprenditoriali, a importi che arrivano al milione di euro per la creazione di spazi e strumenti più complessi a sostegno dell’imprenditorialità giovanile.
L’investimento in startup di Fondazione Bracco per il triennio 2016-2018 al momento è pari a 340mila euro. La Fondazione è tra i promotori, insieme a Fondazione Italiana Accenture e Ubi Banca, del concorso per idee “Welfare che impresa!”, 160mila euro in palio per le giovani start up sociali, aperto fino al 2 settembre. Diana Bracco, presidente di Fondazione Bracco: «La sfida da vincere per tutti è quella di ripensare il nostro sistema di welfare sperimentando nuovi servizi e rinnovando quelli esistenti, basandosi principalmente su tre elementi: la promozione di percorsi di innovazione, la costruzione di reti sociali e l’attenzione all’impatto prodotto per la comunità».
Dall’industria alla consulenza. «La nostra mission è sostenere startup reali, che abbiano una vocazione imprenditoriale con impatto sociale» afferma Anna Puccio, segretario generale di Fondazione Italiana Accenture, aggiungendo: «Il nostro modello di selezione delle startup prevede l’attivazione di call for ideas attraverso la nostra piattaforma digitale ideaTRE60 e la successiva valutazione dei progetti attraverso una o più giurie. I requisiti essenziali per le startup, oltre all’impatto sociale, devono essere scalabilità, replicabilità e sostenibilità economica». Negli ultimi quattro anni la Fondazione Italiana Accenture ha investito in progetti di avviamento per startup e imprese sociali mediamente 600.000 euro l’anno (tra cash e in kind) con un picco di 1 milione nel 2013. «Stiamo assistendo a un cambiamento di paradigma a livello mondiale, dalla filantropia tradizionale a quella moderna, che non propone solo grant ma anche strumenti finanziari per rendere le imprese sociali economicamente sostenibili» commenta Sergio Urbani, segretario generale Fondazione Cariplo che non fa parte del panel dello studio in quanto di origine bancaria e non industriale, proseguendo: «In Fondazione Cariplo abbiamo iniziato a muoverci in questa direzione da una decina di anni e in questo percorso si iscrive Cariplo Factory, polo di open innovation a Milano, dove abbiamo investito 10 milioni di euro per i prossimi tre anni. L’obiettivo è che diventi il punto di atterraggio per progetti di innovazione e sviluppo startup».
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