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Scoperto il «gemello» della Terra più vicino in assoluto

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ASTRONOMIA

Scoperto il «gemello» della Terra più vicino in assoluto

Il pianeta Proxima b e la sua stella madre, Proxima Centauri (illustrazione)
Il pianeta Proxima b e la sua stella madre, Proxima Centauri (illustrazione)

Abbiamo un nuovo vicino di casa, un pianeta molto simile alla nostra Terra, vicinissimo a noi: gira infatti attorno alla stella Proxima Centauri, che, come ci dice il nome latino, è la più vicina a noi, nella costellazione del Centauro. Solo poco più di 4 anni luce ci separano da questa stella, un soffio per le distanze astronomiche se pensiamo che la nostra Galassia, coi suoi 100 miliardi di stelle, si espande per 100.000 anni luce mentre l'universo a noi visibile ne misura almeno 13.3 miliardi.

Viaggio virtuale alla stella Proxima Centauri

Il nuovo pianeta, chiamato per il momento Proxima b, è veramente eccezionale: è di tipo terrestre, ossia solido, la sua massa è 1.3 volte quella della Terra, solo il 30% in più insomma, ruota attorno alla sua stella di riferimento in soli 11 giorni e poco più, l'anno di Proxima b dura quindi meno di due delle nostre settimane. Inoltre, importantissimo, sta in quella zona attorno alla sua stella che gli scienziati chiamano Goldilocks, in cui è possibile la presenza di acqua liquida e di condizioni potenzialmente favorevoli alla presenza di vita. In parole più semplici è abbastanza lontano dalla sua stella madre per non essere bruciato dal suo calore ed è però abbastanza vicino da non essere in zone troppo fredde. Se mettiamo tutte queste caratteristiche assieme al fatto che è dietro l'angolo l'importanza, non solo astronomica, della scoperta è chiara.

Il tutto è stato illustrato in una conferenza stampa presso il quartier generale dell'Osservatorio astronomico europeo, Eso, vicino a Monaco di Baviera. Il primo ricercatore del nutrito team di scienziati, soprattutto europei, autori della scoperta, Guillem Anglada-Escudé (Queen Mary University of London), ha illustrato i risultati della lunga ricerca, pubblicati giusto in queste ora in tre diversi lavori sulla rivista Nature. Come ogni scoperta importante i risultati derivano anche da ricerche precedenti che avevano messo gli astrofisici sulla pista giusta, dopo anche qualche falsa partenza. Il telescopio utilizzato, 60 notti di difficili misure in quasi 5 anni, è quello europeo da 3.6 metri di apertura, posto in Cile sulle Ande, località La Silla, che è specializzato con strumenti capaci di misurare le velocità di rotazione, avvicinamento o allontanamento delle stelle, uno dei metodi con cui ti scoprono pianeti al di fuori del nostro striminzito sistema solare.

Immagine reale delle tre stelle che formano il complesso di Alfa del Centauro. Proxima è la stella più piccola, non visibile ad occhio nudo, una “nana rossa”

E in effetti è stato trovato proprio così, misurando con infinita pazienza e meticolosità le variazioni osservate nella stella Proxima del Centauro, con la strumentazione più raffinata di cui ora gli europei sono in possesso. Questa mostra costantemente di avvicinarsi alla velocità di 5 chilometri all'ora per poi di allontanarsi con la stessa velocità. Se pensiamo che è, tutto sommato, la velocità di chi cammina di buona lena, ci rendiamo conto dei livelli di precisione raggiunti dalla strumentazione astronomica. Per arrivare a capire che l'effetto era dovuto a un pianeta che girava attorno a Proxima Centauri e determinarne le caratteristiche, ci sono voluti molti anni, cinque: infatti è necessario eliminare tutte le altre ragioni che potrebbero dare luogo a questo effetto.

Questo nuovo pianeta gira molto vicino alla sua stella, a soli 7 milioni di chilometri attorno a Proxima, che è una piccola e fredda stella rossa, soprannominata un “pallido pallino rosso”, a soli 2800 gradi, e potenzialmente può avere acqua liquida in superfice, almeno nelle zone equatoriali.
Ovviamente ora inizia il sogno: molto vicino a noi - anzi più vicino di così è impossibile - nella zona di abitabilità e probabilmente con acqua liquida alla superficie, il tutto garantito da tre seri studi pubblicati sulla rivista più influente del pianeta. Ci siamo vien da dire: è lui il nostro gemello ed è lì che potremmo andare colonizzandolo.

La stelal Proxima Centauri è piccola, qui vediamo le sue dimensioni in confronto con altre stelle familiari, fra cui il nostro sole, che è anch'esso di dimensioni modeste rispetto alla media.

Non pare così purtroppo, infatti a parte dettagli molto importanti come per esempio il fatto che dal pianeta la stella di riferimento si vedrebbe come un sole grande almeno 5 volte il nostro, data la vicinanza, tanto per dare l'idea noi stiamo a 150 milioni di chilometri dal sole, si vedrebbero bene anche le altre due stelle che formano il Tripletta del Centauro, a noi vicino.
Il problema vero per la vita, però, è un altro, e qui muoiono i facili entusiasmi: il punto è che la stella madre Proxima Centauri è una stella bizzosa e data la vicinanza le radiazioni ultraviolette, il vento solare e soprattutto le eruzioni di gas e materia dalla stella spazzerebbero via qualunque forma di vita. Questo almeno sulla carta, però analisi più approfondite potrebbero darci qualche speranza in più.

Seconda cosa: come arrivarci. Con i motori che abbiamo oggi sui razzi vettori che portano i satelliti in orbita e con tutti gli accorgimenti furbi che potremmo adottare per arrivare a quella stella possiamo calcolare, migliaio più migliaio meno, 100.000 anni: difficile quindi pensare di arrivarci con le tecnologie attuali. C'è però chi spera di arrivarci in 20 o massimo 40 anni, è il miliardario russo Yuri Milner che, con la benedizione del famoso Stephen Hawking, ha messo sul tavolo 100 milioni di dollari per trovare una tecnologia di spinta, probabilmente nucleare, che permetta a una astronave di arrivare a velocità dell'ordine del 10 o 20% quella della luce, ossia sui 50.000 chilometri al secondo: in questo modo si arriverebbe su Proxima b in una ventina d'anni.

Il pianeta Proxima b e la sua stella madre, Proxima Centauri (illustrazione)

Anche se conosciamo oramai almeno 4000 pianeti attorno a stelle vicine ma diverse dal nostro sole l'importanza di questo nuovo pianeta quasi terrestre sta tutta nella sua vicinanza. Ce lo conferma il presidente della Unione mondiale degli astrofisici, Iau, dalla sede di Parigi, l'italiano Piero Benvenuti: «La conferma dell'esistenza di un pianeta che orbita attorno alla stella più vicina a noi, Proxima Centauri, ha una rilevanza che va ben al di là del dato scientifico. Gli astronomi sono ormai convinti che la presenza di una serie di corpi orbitanti (pianeti, asteroidi e comete), sia una naturale conseguenza del processo di formazione di una nuova stella. Quindi la notizia di oggi, dal puro punto di vista scientifico, non è una novità inattesa, ma per noi tutti è affascinante sapere che proprio nei paraggi del nostro Sole, esiste un pianeta simile alla nostra Terra per dimensioni e per la possibile presenza di acqua. Dovremo sicuramente dare un nome adeguato a questo nostro “vicino di universo”».

La prossima volta potrebbe toccare agli italiani, noi infatti per accordo internazionale sorvegliamo l'emisfero Nord, con lo stesso strumento usato in Cile ma attaccato al nostro telescopio nazionale Galileo alle Isole Canarie. La nostra metà campo ci riserverà altrettante sorprese.

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