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Caprotti e quell’idea americana del supermercato

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Caprotti e quell’idea americana del supermercato

  • –Vincenzo Chierchia

È morto Bernardo Caprotti, imprenditore milanese protagonista della modenizzazione del sistema commerciale italiano, proprietario del gruppo Esselunga, top performer nella grande distribuzione. Caprotti (foto) avrebbe compiuto 91 anni il 7 di ottobre, l’annuncio della scomparsa è stato dato dalla moglie Giuliana.

La sua è una storia esemplare di capitano d’impresa, dal carattere difficile, assai spigoloso, ma sempre aperto al riconoscimento del valore del lavoro e dell’innovazione.

Bernardo Caprotti nasce in una antica famiglia di imprenditori tessili della Brianza con un’attenzione anche al settore immobiliare.

E la marcata propensione all’investimento nel real state costituirà un tratto caratterizzante della sua straegia.

Le radici della famiglia Caprotti sono ad Albiate, tra Milano e Lecco, dove la storica villa di famiglia custodisce l’archivio di una famiglia che ha scritto capitoli importanti della modernizzazione del settore commerciale.

Decisivo nella sua formazione il lungo soggiorno negli Stati. all’inizio degli Anni 50 , per studiare le innovazioni nell’ambito dell’industria tessile americana e della finanza d’impresa. Anni di gran fermento negli States e di importanti esperienze per il giovane Bernardo, fresco di studi giuridici in Italia, che lasceranno il segno nella sua storia di imprenditore.

Nel 1952 Bernardo torna in Italia per la prematrura scomparsa del padre Giuseppe e assume la direzione della Manifattura di famiglia.

Ma l’America non resta solo un ricordo. Nel 1957 la svolta. Bernardo, con i fratelli Guido e Claudio partecipa al progetto elaborato dal magnate Usa Nelson Rockefeller che intende sviluppare in Italia i supermercati modello americano. Nell’operazione ci sono anche i Crespi e d un altro imprenditore milanese, Marco Brunelli. Alla fine del novembre del 1957 apre i battenti il primo dei Supermarket italiani in una ex officina di Viale Regina Giovanna a Milano.

La formula ha successo, Max Huber disegna la grande Esse. Sono gli anni del boom economico, i consumi volano. Di lì a qualche anno, con il ritiro di Rockefeller dall’operazione, Bernardo resterà via via da solo al comando di quella Esselunga che, grazie a prezzi corti, come recita lo slogan più riuscito della casa, si imporrà come punto di riferimento nella nascente grande distribuzione italiana. Nel 1965 si contavano già 15 supermercati, di cui 10 a Milano e 5 in quella Firenze che vede importante il ruolo anche della distribuzione cooperativa, il gigante Coop con il quale Caprotti sarà praticamente sempre in polemica e in giudizio. Una decina di anni diventò subito un best seller il libro Falce e carrello nel quale Caprotti raccontava i suoi rapporti burrascosi con la Coop.

Oggi Esselunga fa circa 8 miliardi di fatturato, oltre 22mila dipendenti e più di 150 punti vendita. Modi bruschi e diffidenti, Caprotti è stato attentissimo al valore dell’innovazione come fattore di competitività e redditività. Qualità, assortimento e logistica i fattori chiave della sua formula commerciale, insieme al posizionamento nelle aree di riferimento. Al tempo stesso attenzione costante al valore dell’investimento immobiliare come elemento propulsivo per la crescita commerciale. Oggi ci sono una ventina di operazioni aperte tra nuovi investimenti e ristrutturazioni.

Innovazione con i supermarket e con i superstore, gli ipermercati di città e delle aree urbanizzate. Ma anche attenzione forte al rapporto con l’industria, alle marche commerciali seguendo l’esempio anglosassone , al valore delle promozioni,delle carte fedeltà, del biologico, dei prodotti freschi e dell’e-commerce. Negli anni Esselunga è stata una università della grande distribizione e lo stesso Caprotti ha avuto sempre una grande attenzione per l’alta formazione: componente del Cda dell’ateneo Milano-Bicocca e accademico di Brera ebbe anche la laurea honoris causa in architettura. Per Esselunga hanno lavorato , tra gli altri, Ponti, Gardella, Caccia Dominioni, Magistreti, Botta e Camassi. Importante il mecenatismo di Caprotti nel campo dell’arte: nel 2013 la donazione alla Pinacoteca Ambrosiana di un dipinto su tavola del XVI secolo, acquistato nel gennaio 2007 da Sotheby's per 440mila dollari.

«Il Dottore vivrà ancora nella sua straordinaria impresa»: Pier Luigi Bersani, esponente Pd e ministro negli anni 90 della modernizzazione commerciale ricorda così Caprotti. «Se ne va un uomo particolare, un uomo che emozionava. Se ne va uno dei più grandi imprenditori italiani» aggiunge. Le feroci polemiche con la cooperazione «rossa», di un imprenditore che a tratti fu simpatizzante di Berlusconi, sono solo un ricordo. «Sono debitore a Bernardo Caprotti della sua genialità imprenditoriale, come lo sono molti italiani, in più io gli sono grato per l’onore che mi ha riservato di una sincera amicizia. Con lui scompare un uomo creativo, capace di cogliere le nuove esigenze della società, di creare lavoro e occupazione» dice Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area popolare.

«Buon viaggio Bernardo, genio di Esselunga, grande uomo, grande imprenditore e amico del Made in Italy, mai servo di nessuno» commenta il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini.

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