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Siri, Allo e gli assistenti che cercano di aiutarci? Ecco le domande…

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Siri, Allo e gli assistenti che cercano di aiutarci? Ecco le domande più assurde

Ci indicano la Luna, ma finiamo per guardare il dito. E non è colpa nostra. La storia dell'intelligenza artificiale va avanti così, collezionando vagonate di potenzialità inespresse che lasciano dubbi. Funzionano veramente le reti neurali artificiali? Intanto i big dell'industria tecnologica siglano partnership (l'ultima è quella fra Facebook, Microsoft, IBM, Amazon e Google) e aprono le loro piattaforme all'open source in cerca di ossigeno. Gli investimenti, del resto, sono stati enormi. Così come le difficoltà. Serve uno sforzo comune per non mandare all'aria un business del quale si parla (troppo) ormai da qualche anno.

In fondo lo stato attuale delle cose racconta una realtà fatta di assaggi di intelligenza artificiale, spesso inutili o troppo acerbi. A preoccupare è il lato consumer, e cioè la reale capacità dell'industria hi-tech di tradurre i progressi in qualcosa di adattabile alla vita quotidiana delle persone. Un percorso che non può non passare attraverso gli smartphone, dispositivi cardini del mondo connesso.

Oggi esistono assistenti personali dotati di intelligenza artificiale che rispondono ai comandi vocali o – se ne abbiamo bisogno – dentro una chat. L'ultima trovata è quella di Google, che appena qualche giorno fa ha lanciato la sua applicazione di messaggistica istantanea Allo. Qualcosa di molto simile a WhatsApp che però al suo interno offre l'aiuto di “Google Assistant”, chatterbot intelligente che impara a conoscerci e ci offre assistenza. L'intelligenza dell'assistenza è la marcia in più. Un sistema di apprendimento artificiale, infatti, consente al software di conoscere le nostre abitudini e di diventare, col passare dei giorni, sempre più affidabile.

I dubbi che ci hanno accompagnato in una settimana di test di questa nuova App sono tanti, e non tutti sono stati fugati col passare dei giorni. Alcune variabili rimangono incomprensibili, ma in sostanza Allo sembra una mossa astuta. Google ha deciso di percorrere la strada dell'assistenza virtuale all'interno delle chat, perché è nelle chat che l'utente medio passa molto del suo tempo. Ed è sempre nelle chat che un assistente virtuale (intelligente) può diventare qualcosa di necessario. E allora - senza uscire da una conversazione con un amico - basta digitare @google per chiamare in causa Google Assistant e porgli qualsiasi domanda. È questa la cosa che ci ha colpito positivamente: l'usabilità. Il “trucco” di rendere un assistente virtuale disponibile in una chat – anche se è una soluzione in parte già vista, con Telegram ad esempio – ci è parso interessante. Per molti aspetti anche più utile rispetto agli assistenti vocali già esistenti. Anche se è abbastanza difficile confrontare le diverse piattaforme, che sembrano viaggiare su due strade parallele ma differenti.

Le cose che non ci hanno convinto di Allo, invece, sono principalmente due. La prima: l'app è stata lanciata a livello globale, ma al momento l'assistente conosce solo l'inglese. Se gli chiedi che tempo fa oggi a Milano, la risposta è la seguente: “Mi dispiace, sto ancora imparando l'italiano, ma nel frattempo fammi cercare su Google”. Allo dovrebbe essere in grado di conoscere le altre lingue dal prossimo novembre. Ma allora perché Google ha deciso di anticipare i tempi?

Il secondo dubbio riguarda la diffusione, che poi è alla base del successo di una app. Su circa 300 numeri in rubrica, sono appena 8 gli utenti che abbiamo potuto contattare, a prova del fatto che inserirsi in un settore ormai monopolizzato da WhatsApp è un'impresa veramente difficile, anche per Google. Perché in fondo, assistente intelligente a parte, Allo è molto simile alle altre app di messaggistica istantanea sul mercato, fra condivisioni di posizione e adesivi.

La vera sfida è tutta nei progressi che gli assistenti riusciranno a fare. Oggi, Google Assistant (come Siri del resto), ha notevoli difficoltà nel cogliere le sfumature, chiudendosi spesso in un banale: «cerco su Internet».

Infine, una curiosità. Abbiamo chiesto all'assistente di Allo e a quello di Apple (Siri) dove è possibile mangiare una pizza a Milano, oggi. Le risposte sono state celeri, ma nessuno dei due ci ha mandato in centro. Allo ci ha suggerito una pizzeria a sud est di Milano, Siri una ad ovest della città. Misteri dell'intelligenza artificiale.

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