A metà della sua esibizione Michelle Kim, una violinista coreana invitata per allietare i partecipanti alle riunioni annuali nell’atrio del Fondo monetario, si è lanciata in una struggente interpretazione della musica di “Titanic”. Scelta che è sembrata a molti di dubbia opportunità in un ambiente in cui le discussioni sulle prospettive dell’economia mondiale hanno assunto toni meno tragici del Titanic, ma certo assai poco ottimistici. Le preoccupazioni maggiori delL’Fmi e di molti policy-makers e banchieri riuniti a Washington si concentrano soprattutto sul rischio politico e le possibili ripercussioni negative sull’economia.
Alla chiusura della riunione dei ministri finanziari e dei governatori del G-20, del quale Pechino ha avuto quest’anno la presidenza, il ministro cinese Lou Jiwei ha ricordato i molti appuntamenti elettorali dei prossimi mesi (in calendario ci sono le presidenziali negli Stati Uniti a novembre, il referendum costituzionale in Italia a dicembre le elezioni in Francia e in Germania nel 2017). «La tendenza all’opposizione contro la globalizzazione e il populismo sono gli elementi che guidano le campagne elettorali – ha detto Lou – e questo porta incertezza per l’economia».
Non c’è dubbio che ad alimentare i timori di Pechino sia soprattutto il candidato repubblicano Donald Trump, che ha già promesso di introdurre tariffe sull’import dalla Cina. Il direttore dell’Fmi, Christine Lagarde, ha parlato di «crescita troppo bassa troppo a lungo, e a beneficio di troppo pochi», che può fare da innesco di una spirale in cui l’economia provoca reazioni politiche, come il protezionismo e l’ascesa del populismo, e queste a loro volta danneggiano lo scenario economico.
Nel raccogliere il testimone della presidenza del G-20 per la Germania (che si è trovata nel mirino perché usi lo spazio che nel bilancio pubblico per stimolare la crescita), del resto, il ministro Wolfgang Schaüble, ha messo al primo posto dell’agenda «il rafforzamento della resilienza» dell’economia globale.
Del resto, un brusco richiamo alla realtà dell’intreccio fra politica ed economia è venuto in queste ore dal crollo della sterlina, dopo che i partecipanti agli incontri di Washington avevano passato la prima parte della settimana ad autocongratularsi per come il referendum per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea non avesse avuto ripercussioni sui mercati finanziari.
«La volatilità dei flussi di capitale e dei cambi è sempre un motivo di preoccupazione per il G20», ha detto Schaeuble, mentre Lou Jiwei ha parlato di «reazione eccessiva» dei mercati. Il lungo processo di uscita di Londra dalla Ue ha il potenziale, secondo diversi policy-makers presenti a Washington, per continuare destabilizzare a lungo mercati ed economia.
Se dagli incontri è emerso un consenso sulla linea “a tre punte”, combinando politica monetaria, politica fiscale e riforme strutturali, per cercare di rilanciare la crescita mondiale che anche quest’anno, al 3,1%, risulterà mediocre, spesso si tratta di un consenso di facciata.
Sulla politica monetaria il presidente della Bce, Mario Draghi, nel testo di un discorso consegnato al comitato che guida l’Fmi ha ribadito che il programma di acquisto di titoli, il Qe, continuerà fino a marzo e oltre, se necessario. Lo stesso ha affermato in un’intervista a Bloomberg Tv, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in questo modo smentendo le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, secondo cui il consiglio si preparerebbe a una riduzione graduale (“tapering”) dello stimolo.
«Non ne abbiamo parlato né ufficialmente, né informalmente», ha detto Visco. Per contro, Schaüble ha insistito sugli effetti negativi dello stimolo monetario. Draghi ha detto anche che la Bce vuole evitare che la bassa inflazione si radichi nelle contrattazioni salariali con conseguenze dannose.
Il presidente della Bce, come il capo economista Peter Praet, anch’egli intervenuto a Washington, ha sostenuto che la banca utilizzerà «tutti gli strumenti disponibili». Ma Draghi ha ripetuto il suo richiamo, condiviso dall’Fmi, ad appoggiare la politica monetaria con quella di bilancio e soprattutto con le riforme strutturali. La politica economica, ha detto, «deve dissipare il senso di insicurezza e mettere le basi per una vita migliore e più giusta dei loro cittadini».
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