
Exomars, la missione europea su Marte, è in pieno svolgimento in quella che è la sua fase più importante e delicata: far scendere al suolo del pianeta un modulo dimostratore pieno zeppo di strumentazione scientifica, in gran parte italiana, che funzionerà per parecchie ore, si spera almeno due giorni, per analizzare l'atmosfera marziana e anche il comportamento delle sabbie rosse di quel pianeta. Dopo 500 milioni di chilometri percorsi assieme in 7 mesi la sonda principale, Tgo, Trace Gas Orbite e il modulo Schiaparelli si sono divisi. Tgo ora è saldamente nell'orbita giusta, e questo vuol dire che l'Europa ha un nuovo satellite attorno a Marte, mentre di Schiaparelli ancora non siamo sicuri se sia sano e salvo e funzionante sul suolo di quel pianeta. «Non abbiamo ancora ricevuto alcun segnale dalla sonda Schiaparelli», ha confermato a Roma al Palaexpo il direttore del dipartimento Osservazione della Terra dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), Josef Aschbacher. «Avevamo una finestra di opportunità alle 18,30 con il sorvolo del Tgo sulla zona di ammartaggio di Schiaparelli, ma non abbiamo ricevuto alcun segnale. Ora abbiamo una nuova finestra di contatto con un sorvolo da parte di una sonda della Nasa».
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– ESA(esa)
La manovra è iniziata tre giorni fa quando alle 16:42 il modulo Schiaparelli, il cui nome è un tributo al grande astronomo italiano che alla fine dell'800 dai tetti del palazzo di Brera a Milano tracciò, notte dopo notte, la prima carta topografica moderna di Marte. Oggi alle 16:42 Schiaparelli ha iniziato la discesa, pericolosissima ma fondamentale. Lo scopo principale di questo modulo, peso al decollo poco meno di 600 chili, è infatti non tanto fare scienza, ma provare la tecnologia di discesa su Marte, che come Europa non abbiamo ancora, e che è fondamentale per la seconda parte della missione Exomars, nel 2021, quando manderemo un rover europeo, circa 900 chili di strumentazione sofisticatissima, per cercare tracce di vita, anche solo batterica, nel pianeta. Anzi la cercheremo due metri sotto la crosta, che verrà perforata fino a 2 metri con un trapano tutto italiano, un gioiello tecnologico ideato dal Politecnico di Milano
La missione della sonda Schiaparelli verso Marte
La discesa, come detto è pericolosa e ancora non sappiamo se è andata a buon fine per un problema di trasmissioni. Schiaparelli è entrato nella tenue atmosfera marziana a 120 chilometri di altezza e alla fantastica velocità relativa di 21000 chilometri all'ora. Per quanto tenue l'atmosfera porta al calor rosso lo scudo termico di cui è stata dotata la sonda, poi un paracadute supersonico, pure questo di ideazione e fabbricazione nazionale, lo deve aver frenati in modo robusto finché, come un'ostrica, la sonda si deve essere aperta lasciando uscire la piattaforma tecnologica vera e propria che, con i propri retrorazzi, si pensa sia arrivata come previsto a 2 metri dal suolo alla velocità di 4 chilometri all'ora, grosso modo quella di una passeggiata un po' veloce. A quel punto il colpo di teatro, frutto di un'idea dei nostri ingegneri, la sonda dai 2 metri “cadrà” sulla superfice di Marte, che ha una gravità molto ridotta, circa un terzo di quella terrestre, e si appoggerà al terreno aiutata nell'assorbire l'impatto da una specie di paraurti. Il primo tamponamento marziano se vogliamo vederla così.
Schiaparelli deve essere atterrato in una zona piana, dove già sono “ammartati” anni fa gli americani. Una volta arrivato gli strumenti si devono essere messi freneticamente a misurare temperatura, umidità, composizione dell'atmosfera marziana e un parametro che probabilmente sembrerà strano a chi legge: il grado di carica elettrica delle sabbie marziane. Siamo nella stagione delle tempeste di sabbia su quel pianeta e si vuole capire se i venti e le turbolenze sono in grado di scatenare fulmini dovuti alla sabbia, come succede nelle eruzioni di vulcani quando nelle nuvole di polvere emesse si scatenano fulmini tremendi. Immaginiamo cosa succederebbe se il rover del 2021 dovesse capitare in mezzo ai fulmini: in un attimo altri 600 milioni di euro diventerebbero un mucchio di acciaio da carro attrezzi, che però lì non c'è ancora.
La strumentazione per studiare la sabbia e il resto, Dreams l'acronimo, è principalmente italiana, sviluppata sotto la responsabilità dell'Università di Padova e dell'Inaf di Napoli, ma tutto su Schiaparelli parla la nostra lingua, a comunicare dalla responsabilità complessiva del modulo che è stata di Thales Alenia Space di Torino.
Di tutto questo al momento non siamo sicuri perché le trasmissioni sono attese per la serata. Si sperava che la grande antenna di Pune, in India, una parabola di 35 metri di diametro, potesse catturare il debole segnale di Schiaparelli, ma non è successo. Non è comunque un punto negativo, non era previsto se non come fortunata opportunità inserita nel programma all'ultimo momento.
Ora quindi si tratta di aspettare che i satelliti europei e americani che devono ricevere il segnale dal suolo marziano e rimandarlo a terra con potenza ben maggiore si trovino nella corretta posizione per fare da ponte radio.
Quello di cui invece sono già sicuri qui al Centro di Controllo di Darmstadt è che il grande TGO, Trace Gas Orbiter, che deve rimanere attorno al pianeta per studiarlo e che dovrà servire per rimandare i segnali anche della seconda missione Exomars del 2021, abbia compiuto perfettamente la sua manovra di passaggio da orbita ellittica, pericolosa ma necessaria per rilasciare Schiaparelli verso Marte, a quella definitiva che terrà per vari anni.
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Se il modulo che scende sul pianeta in queste ore , dopo 3 giorni di lento avvicinamento a spirale, lo sentiamo giustamente molto nostro, non da meno il grande TGO, Trace Gas Orbiter che ha portato fino a Marte Schiaparelli con un viaggio lungo sette mesi e un percorso di mezzo miliardo di chilometri , e lo ha rilasciato il 16 scorso, è pieno zeppo di tecnologia italiana, sviluppata soprattutto da Leonardo Finmeccanica, che ha costruito i grandi pannelli solari, 7 metri, di Exomars, particolarmente resistenti dato che devono anche frenare il mezzo per portarlo alla corretta orbita finale, dove studierà il pianeta e farà da ponte radio, data relay, con la Terra. Sempre Leonardo ha realizzato il delicato apparato di distribuzione dell'energia elettrica e di controllo dai sovraccarichi, un sofisticatissimo salvavita spaziale, che qui dovrà salvare i 600 milioni di euro che questa prima missione Exomars è scontata. Onor et onus, il 33% del finanziamento è italiano, come l'idea, considerata un po' pazza quando fu avanzata nel 1996, del programma in due stadi che oggi vede la realizzazione del primo fondamentale passaggio. Grandi i ritorni industriali, e non solo in termini di soldi, peraltro fondamentali, ma anche in quanto know how acquisito. Sempre di Leonardo il navigatore stellare che ha portato con precisione millimetrica, e parliamo di mezzo miliardi di chilometri, la sonda nel suo complesso, il software di assetto e le tecnologie radar, così come il controllo da terra tramite la partecipata tedesca Telespazio Vega.
Aspettiamo nelle prossime ore il successo definitivo della missione con il segnale di esistenza e funzionamento sul suolo marziano di Schiaparelli.
Gli aggiornamenti in diretta da Darmstadt.
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