Tecnologia

Open data, è italiano il catalogo europeo con dati di maggiore…

  • Abbonati
  • Accedi
la classifica della commissione

È italiano- Open Data Trentino- il catalogo open data che ha dati di migliore qualità in Europa, cioè con un impatto positivo maggiore sull'ecosistema intorno. È quanto risulta da due classifiche pubblicate ieri dalla Commissione europea (sono apparse sul sito European data portal, ma non è stata fatta una specifica comunicazione).

Il dataset pubblicato dalla Provincia di Trento è primo nella classifica europea, a pari merito con quello di Londra, con quello della stessa Unione europea e della Eumetsat. Trento batte così tra l'altro il portale governativo britannico, mentre quello italiano è terzultimo, tra venti.

Open Data Trentino è primo anche nella classifica dei venti cataloghi che utilizzano formati leggibili automaticamente, superando quello di Zurigo (al secondo posto). Data.gov.it è fuori classifica.

Il catalogo di Open Data Trentino è stato avviato in modo federato dalla Provincia autonoma di Trento e rappresenta oggi il nodo territoriale a supporto dei processi di cambiamento organizzativo nelle pubbliche amministrazioni.
I dati aperti del Trentino che vengono pubblicati in modalità open data sono informazioni raccolte dalle pubbliche amministrazioni che ne sono titolari. I dati sono resi disponibili tramite il catalogo e dotati di licenza CC0 o CC-BY dopo aver controllato che rispettino il diritto alla privacy e la tutela degli interessi legittimi. I dati vengono poi strutturati in modo tale da renderli massivamente riutilizzabili, anche a scopo commerciale, da parte di imprese e organizzazioni.
Per esempio, “dati sui trasporti pubblici presenti sull'intero territorio provinciale, le piste ciclabili, la localizzazione dei prodotti locali, le ricette tradizionali, le botteghe storiche possono stimolare lo sviluppo da parte di imprese di servizi innovativi per il turista, le famiglie, il cittadino”, comunica il servizio sistema informativo del Comune di Trento.

“I dati relativi alle manifestazioni pubbliche e al meteo consentono la creazione di applicazioni capaci di dare ancora più visibilità agli eventi, oltre a consentirne una migliore organizzazione”. Il progetto Open data in Trentino è coordinato dal Servizio supporto alla direzione generale e ICT della Provincia autonoma di Trento. Tale nodo è utilizzato e alimentato da strutture provinciali, il Consorzio dei Comuni Trentini, la Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol, l'Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari e altri. La maggior parte dei dati viene dal Consorzio dei Comuni trentini, tramite la piattaforma ComunWeb, che proprio in questi giorni sta crescendo in una dimensione extra provinciale. È una piattaforma web unica per tutti i Comuni trentini, basata su dati pubblici aperti, con il riuso e la condivisione degli strumenti tecnologici tra gli enti e la progettazione condivisa delle evoluzioni.

Il risparmio stimato, nell'arco di tre anni nel caso di utilizzo delle soluzioni Comunweb è pari a circa 1,4 milioni di euro, come stimato nei giorni scorsi da uno studio di Gianni Dominici, direttore generale di Fpa. “Comunweb esce ora dai confini provinciali, con accordi con il Comune di Bolzano, di Ricadi in Calabria (entrambi per il riuso del servizio Sensorcivico, per l'inoltro di segnalazioni da parte dei cittadini), con Piave Belluno e Ancri Friuli Venezia Giulia”, dice Walter Merler, responsabile innovazione per il Consorzio Comuni trentini.

L'eccellenza, riconosciuta in Europa, di Comunweb si contrappone però alla stasi di politiche nazionali sugli open data (il portale nazionale è ancora fermo e non stupisce che sia in fondo alla classifica). Segno che l'Italia non sia ancora in grado di uscire dal paradigma delle eccellenze isolate. La nuova tendenza- accordi che dal basso permettono di fare sistema intorno a queste eccellenze, esportandole- è certo un passo avanti nella giusta direzione. Ma rischia di restare monco se non affiancato da una nuova politica nazionale coordinata sugli open data, in capo all'Agenzia per l'Italia Digitale, che per legge ne è responsabile.

© Riproduzione riservata