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Essere editori «artificiali» con Facebook

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analisi

Essere editori «artificiali» con Facebook

Mark Zuckerberg tre mesi fa a Roma: «Siamo una società di tecnologia, non una media company. Non produciamo e non modifichiamo contenuti. Mettiamo a disposizione gli strumenti per connettervi». Un mese fa decide di mettere mani alle regole che governano la classifica delle storie nel News Feed. Non rimuove alcuni post controversi su Donal Trump. Una scelta definita “editoriale” dal Wall Street Journal che costringe Sheryl Sandberg, chief operating officer di Fb a difendersi così: «Facebook è una piattaforma per tutte le idee. La nostra missione è permettere alle persone di condividere ciò a cui tengono. Ma vogliamo rendere il nostro social network un luogo sicuro. Non ci sarà spazio per violenza, terrorismo e odio...». Giovedì Zuckerberg in persona ha detto di ritenere bizzarro pensare che lenotizie false su Facebook abbiano potuto in qualche modo influenzare l’elezione di Trump. Insomma, se si va dietro alle dichiarazioni del più grande social network della Terra non se ne esce vivi. La domanda che viene elusa è sempre la stessa. Facebook è un contenitore o è contenuto? Chi definisce i confine di violenza, terrorismo e odio?  E come deve operare “la piattaforma tecnologica” per gestire i contenuti che ospita?  La sentenza del tribunale di Napoli sulla tragedia di Tiziana Cantone che ha condannato Facebook non cambia i termini del dibattito sulla natura della piattaforma. Obbligare Facebook a rimuovere i contenuti pubblicati quando arriva la segnalazione di un utente (a prescindere da un preciso ordine dell'autorità amministrativa o giudiziaria) non risponde al come un social network da 1,7 miliardi di utente possa controllare quello che accade al suo interno.

Al Web Summit di Lisbona Mike Schroepfer, ‎Chief Technology Officer di Facebook ha dichiarato: «L'intelligenza artificiale aiuta a individuare i contenuti che violano le norme della nostra comunità, traduce automaticamente i post, classifica le storie nel News Feed per mostrare agli utenti quelle più rilevanti. Stiamo trasformando le ultime scoperte in strumenti, piattaforme e infrastrutture che consentono a chiunque utilizzi Facebook di sfrutt are l'intelligenza artificiale». Come dire, sarà un algoritmi a capirci qualcosa. Intanto, la Commissione Europea sta valutando di aprire un'indagine proprio per fare luce sui criteri di utilizzo degli algoritmi da parte di social media e motori di ricerca. Insomma, non se ne esce.

Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 13 novembre 2016

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