Tecnologia

2/5 Kunos Simulazioni – «Assetto corsa»

  • Abbonati
  • Accedi

    Sviluppare videogiochi in Italia? Cinque storie dell'industria indipendente

    Di seguito, una breve panoramica sui nomi italiani da tenere d'occhio. Lungi dall'essere esaustiva, vuole però dar conto di sviluppatori diversi per dimensioni, strategie e approccio ai contenuti. Ed essere, in questo senso, indicativa di un fermento dalle tante anime diverse che può, se ben governato, aprire un mercato nuovo per il Paese. Si dice che il 2016 sia stato un anno d'oro per il gaming italiano. Non è del tutto vero. Ma un po' sì. Mentre i numeri non permettono trionfalismi – nonostante la crescita rilevata dal censimento degli sviluppatori reso pubblico martedì, è impossibile parlare di un'industria fiorente -, è indubbio che i segnali di crescita vadano accumulandosi come mai prima. È per di più da considerarsi epocale per il settore la legge di riforma del Cinema e dell'audiovisivo approvata dalla Camera a inizio novembre: per la prima volta i videogiochi vengono inclusi in una politica pubblica di sostegno a favore dell'industria culturale e creativa. Per questo, produttori e distributori potranno beneficiare di un credito d'imposta che sarà coperto attraverso il fondo istituito dalla legge con una dotazione minima di 400 milioni di euro all'anno

    2/5 Kunos Simulazioni – «Assetto corsa»

    30 dipendenti – 12 assunti nell'ultimo anno -, una sede dentro l'autodromo di Vallelunga e un approccio quasi maniacale nei confronti di tutto ciò che rombi su pista fanno della romana Kunos Simulazioni un'eccellenza del videogioco italiano: fondata nel 2005 da Stefano Casillo e Marco Massarutto l'azienda si è fatta notare negli anni per aver prodotto software training destinato ai principali marchi automobilistici italiani. Allo sviluppo videoludico, Kunos affianca la fornitura a scuderie come Ferrari e Dallara dei servizi di laser scanning dei circuiti. E proprio sfruttando questa opportunità, ha ammortizzato i costi di produzione di “Assetto Corsa”, ultimo nato dello studio e piccola perla dell'automobilismo digitale, acclamata da critica e pubblico internazionale. Dopo le 500mila copie vendute su Pc, ad agosto il titolo è approdato su console anche grazie alla partnership con 505Games, divisione editoriale di un altro gruppo italiano, Digital Bros. La collaborazione, che fa il paio con l'acquisizione da parte di Digital Bros del 49% di un'altra punta di diamante del “game in Italy”, lo studio varesino Ovosonico (per 1,3 milioni di euro), è significativa soprattutto perché testimonia l'interesse di una global company per software house italiane che si rivolgono soprattutto, o solo, al b2c.

    © Riproduzione riservata