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La sanità nel 2030: come ci cureremo nel futuro (senza…

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STUDIO WORLD ECONOMIC FORUM

La sanità nel 2030: come ci cureremo nel futuro (senza ospedali)

Siamo solo all'inizio della più grande rivoluzione tecnologica della storia della medicina, annuncia Melanie Walker, neurologa, docente all’Università di Washington, vicepresidente del World Economic Forum’s Future Council e consulente della Banca Mondiale. Nel suo recente report Healthcare in 2030: goodbye hospital, hello home-spital scritto per il World Economic Forum, la Walker immagina il futuro della medicina lanciando una provocazione: «Chi avrà bisogno di ospedali quando si potranno prevenire o curare le malattie direttamente da casa?»

Predire il futuro della sanità nell’era della rivoluzione tecnologica non è facile, ma Melanie (che è stata anche consulente per la Fondazione Gates) ci prova. Nel 2030, spiega la neurologa, la prevenzione dominerà il mondo della medicina. Innanzitutto la percentuale di traumi diminuirà grazie all’aumento della sicurezza a ogni livello, con il numero di incidenti in crollo verticale grazie ad auto che si guidano da sole e a fabbriche popolate di robot. Quindi ci saranno meno braccia e gambe rotte.

Più difficile debellare le patologie di origine cardiovascolare, con gli infarti saldamente in testa come prima causa di decesso nelle società avanzate: ma qui sarà la prevenzione a giocare un ruolo determinante. Dispositivi di monitoraggio indossabili (i famosi “wearable”), installati per esempio su speciali magliette, comunicheranno i nostri dati su ritmo cardiaco e pressione arteriosa in tempo reale ai medici. E si parla già di sensori neurali impiantati nel cervello, con la diagnosi di potenziali disturbi che verrà effettuata a distanza in modo rapido e sicuro.

E per curarsi? Per le piccole patologie si potrà dialogare a distanza via web con il proprio medico, che prescriverà farmaci destinati a essere direttamente inviati a casa. Mentre per problemi più seri si dovrà andare in piccole strutture specializzate, che avranno sostituito i grandi ospedali. «Una rapida “scansione” del paziente con la tecnologia più avanzata fornirà ai medici tutti i dettagli sulle nostre funzione metaboliche - spiega la Walker - combinando radiologia, risonanza magnetica e spettrografia, e senza più biopsie». E non ci saranno più attese per la donazione di organi, perché questi verranno prodotti da stampanti biologiche 3D di ultima generazione, “on demand”, tagliati ovviamente su misura del singolo paziente.

Le patologie più serie, come i tumori, verranno operate direttamente dall’interno del corpo, senza bisturi, grazie a microrobot endovascolari teleguidati dai medici. «Lo so, credete che sia pazza, ma pensateci bene», scrive la Walker: la maggior parte di queste tecnologie sono in fase avanzata di sviluppo, e la gestione digitale dei big data raccolti attraverso i dispositivi di monitoraggio “wearable” è già realtà, spiega la neurologa. La stampante biologica 3D è solo l’ultima delle novità. E i sensori neurali impiantati nel cervello, ovvero la mitica interfaccia uomo-macchina, stanno passando dal regno della fantascienza a quello della scienza. Forse è proprio vero: siamo solo all’inizio della più grande rivoluzione tecnologica della storia della medicina.

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