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5/5 We Are Müesli – «SIHEYU4N»

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    Sviluppare videogiochi in Italia? Cinque storie dell'industria indipendente

    Di seguito, una breve panoramica sui nomi italiani da tenere d'occhio. Lungi dall'essere esaustiva, vuole però dar conto di sviluppatori diversi per dimensioni, strategie e approccio ai contenuti. Ed essere, in questo senso, indicativa di un fermento dalle tante anime diverse che può, se ben governato, aprire un mercato nuovo per il Paese. Si dice che il 2016 sia stato un anno d'oro per il gaming italiano. Non è del tutto vero. Ma un po' sì. Mentre i numeri non permettono trionfalismi – nonostante la crescita rilevata dal censimento degli sviluppatori reso pubblico martedì, è impossibile parlare di un'industria fiorente -, è indubbio che i segnali di crescita vadano accumulandosi come mai prima. È per di più da considerarsi epocale per il settore la legge di riforma del Cinema e dell'audiovisivo approvata dalla Camera a inizio novembre: per la prima volta i videogiochi vengono inclusi in una politica pubblica di sostegno a favore dell'industria culturale e creativa. Per questo, produttori e distributori potranno beneficiare di un credito d'imposta che sarà coperto attraverso il fondo istituito dalla legge con una dotazione minima di 400 milioni di euro all'anno

    5/5 We Are Müesli – «SIHEYU4N»

    Due cose sono in aumento fra i game developer italiani: le buone idee e la molteplicità degli approcci. Anche in quanto a strategie di finanziamento. I due ingredienti possono portare i fiorentini LKA.it ad autofinanziare “The Town of Light”, titolo pluri-premiato che racconta la degenza di una paziente nell'ex ospedale psichiatrico di Volterra, una produzione rigorosa e basata su un lavoro di documentazione durato anni. Oppure, e senza che stonino, ai toni umoristici di “Ray Bibbia”, esempio raro di comicità videoludica firmata dai romani MorbidWare (usciti con un teaser proprio questa settimana).
    È però difficile che un approccio “d'autore” attragga finanziamenti, prima, e il grosso pubblico poi. Aggirano l'ostacolo i We Are Müesli, duo milanese ormai abile a muoversi sul confine fra arte, design e gaming. E nell'intercettare sovvenzioni pubbliche, progetti cooperativi e interessi di fondazioni culturali. Già notati per quella lezione d'arte (interattiva) intitolata “Cave! Cave! Deus Videt” e premiata al Bosch Art Game come miglior progetto del 2013, oggi Claudia Molinari e Matteo Pozzi portano su Pc e mobile un progetto nato per la Design Week di Pechino: riflessione interattiva sui cortili tradizionali cinesi, “Siheyu4n” è un puzzle game che obbliga i giocatori a un'azione coordinata, affinché aiutandosi l'un l'altro riescano a inserire le tessere “cascanti” nei posti giusti di un quadrato. Una sorta di “Tetris” cooperativo e dallo stile ineccepibile. Oltre che la testimonianza di una via alternativa e sostenibile al gaming “d'auteur”.

    Forse un anno davvero d'oro per il “game in Italy” non è così lontano.

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