Paperon de Paperoni aveva nella teca davanti alla sua scrivania il cent numero uno. Jeff Bezos ha il “day one” : così si chiama l’edificio in cui ha il suo ufficio nel quartier generale di Amazon. E così ripete fino alla noia agli analisti, agli azionisti e ai suoi dipendenti: per lui e per la sua creatura ogni giorno è il “day one”.
Nonostante oggi Amazon sia il supermercato più grande del mondo e valga quasi la metà delle vendite online negli Usa, mai sedersi sugli allori. Nella lettera agli azionisti di quest’anno, con il titolo che a Wall Street continuava a marciare al rialzo, ha ammonito su cosa sarebbe il “day two” per Amazon: “Il day two è l’inerzia. Seguita dall’irrilevanza. Seguita da un declino inevitabile e doloroso. Seguiti dalla morte. E questo è il motivo per il quale deve essere sempre il primo giorno”.
Su questo non ha mai cambiato idea: mai fermarsi con l’innovazione. Lo aveva scritto già nel 1997, nella prima lettera agli azionisti in occasione dell’ingresso in Borsa. Quando aveva indicato che la sua strategia puntava al lungo termine e a diventare il leader di mercato, piuttosto che a seguire le considerazioni sui profitti di breve termine o le reazioni di corto respiro di Wall Street. Reazioni che conosceva bene avendo lavorato per un hedge fund. Al bivio tra i ricchi bonus di Wall Street e la startup che stava mettendo in piedi nel tradizionale garage di casa , ha scelto la strada del lungo periodo, “quella meno sicura, ma ho seguito la mia passione e sono orgoglioso di quella scelta”, ha ricordato nel suo discorso a Princeton.
Strategie di lungo periodo
Una scelta che sul lungo periodo ha pagato: Amazon è sbarcata al Nasdaq giusto vent'anni fa a un prezzo di 16 dollari per azione, giovedì ha superato quota 1.070 dollari, con un ritorno per il risparmiatore che è perfino difficile calcolare. Il volo del titolo ha messo le ali anche al patrimonio di Bezos che proprio oggi, con l'ulteriore rialzo che era giunto a oltre 15 dollari che l'azione sta mettendo a segno, ha superato i 90 miliardi di dollari. Permettendogli di superare per qualche ora Bill Gates come uomo più ricco del mondo, stabilendo un record per i Paperoni mondiali. Poi però le attese per i risultati della serata, che si sono confermati non particolarmente positivi, hanno riportato Bezos dietro a Gates di oltre un miliardo: 90,7 contro 89,3, stando alla classifica di Bloomberg.
Bezos ha in portafolgio quasi il 17% di Amazon, una quota pari a quasi 80 milioni di azioni, che gli ha garantito una crescita esponenziale del patrimonio: 70 miliardi negli ultimi quattro anni, 45 miliardi negli ultimi due e oltre due miliardi nelle ultime due sedute. Con una valutazione che ha raggiunto livelli che segnalano una forte sopravvalutazione, con un rapporto price/earning che ha superato quota 200.
Ma evidentemente il mercato ha fiducia nella sua visione di lungo periodo e nella strategia per essere sempre e comunque il leader di mercato: la sua vendita online di libri nel garage di casa si è trasformata prima nella libreria più fornita del mondo e poi, settore dopo settore, nel supermercato più grande della Terra. Tanto che qualcuno ha ironizzato dicendo che se non si trova su Amazon un prodotto non esiste.
Le ultime acquisizioni
Dal mondo virtuale dell’ecommerce - pur con solide basi fisiche di un’infrastruttura logistica che copre il mondo intero - ora Bezos ha sorpreso tutti scommettendo sul ritorno al mondo fisico con l’acquisizione di Whole Foods, una delle più grandi catene americane della grande distribuzione, con l’obiettivo neanche troppo celato di rivoluzionare l’intera supply chain dell’industria alimentare. Strategie che non gli hanno evitato critiche in tutto il mondo: il suo mercato globale online a prezzi sempre competitivi ha messo in grossa difficoltà il piccolo commercio in tutto il mondo. Tanto più che rimangono i dubbi sulle imposte che i giganti dell’hi tech globale pagano (o evitano).
Così come Bezos ha trasformato il giornalismo con l’acquisizione del Washington Post, rilevato anche in quel caso a sorpresa quattro anni fa e rifocalizzato all’insegna del digitale e delle inchieste. Scelta che gli ha procurato anche qualche problema con il presidente Donald Trump, che non vede di buon occhio i media indipendenti.
Guardando avanti Bezos ha puntato anche agli altri pianeti, avendo scommesso anche sullo spazio e sul turismo spazilae con la sua Blue Origin, fondata nel 2000. E ora starebbe lavorando a un progetto ancora segreto legato alla sanità e alla telemedicina.
L’ossessione per il cliente
D’altra parte il neo-uomo più ricco del mondo preferisce migliorare il mondo con le sue iniziative imprenditoriali piuttosto che sposare mastodontiche campagne filantropiche. Anche per questo ha deciso di non aderire alal campagna Giving Pledge avviata da Gates e Warren Buffett a favore delle iniziative di solidarietà. Lui preferisce cambiare il mondo attraverso il business.
In ogni caso Bezos ha sempre le idee chiare. Per evitare il “day two” che, sia pur lentamente arriva inesorabilmente a dispiegare i suoi effetti e a distruggere anche l’idea più bella del mondo la ricetta è semplice: “Come mantenere sempre la stessa vitalità del primo giorno, anche all’interno di una grande organizzazione?”, si domanda nell’ultima lettera agli azionisti. Il modo migliore è “un focus ossessivo sul cliente”.
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