Sappiamo che le fake news non sono un fenomeno dell’era contemporanea. Sappiamo che internet è un amplificatore eccezionale e che in tutti gli Stati esistono normative più o meno efficaci contro i reati di diffamazione, anche online. Sappiamo però anche che le notizie fasulle possono inquinare elezioni presidenziali, influenzare opinioni e generare condizionamenti nell’opinione pubblica. Ma anche questa non è una notizia. Quello che non abbiamo capito di preciso è come le grandi piattaforme intendano usare gli algoritmi per soffocare il fenomeno, chi deciderà cosa è una notizia e cosa una bufala e quale ruolo potrà avere la società (noi tutti) per vigilare contro possibili ed eventuali fenomeni di censura tecnologica.
L’uso della statistica e del rigore sui numeri non sono una contromisura al diffondersi delle fake news ma rappresentano un metodo di rappresentazione della cronaca che può essere un deterrente al diffondersi del verosimile. È bene ricordarlo proprio oggi, nel giorno in cui si celebra la giornata mondiale della statistica (qui il calendario degli eventi di Istat). Come ha ricordato Walter Quattrociocchi, coordinatore del CSSLab presso l'IMT - School for Advanced Studies di Lucca: «Si è creata una polarizzazione che vede contrapporsi gruppi dalle idee molto radicalizzate: non importa più se una notizia sia vera o falsa, quello che conta è che confermi il proprio punto di vista». il vero problema è la polarizzazione ed è questo fenomeno a generare le fake news. In questo senso la statistica, il rigore, l’analisi quantitativa dei fondamenti della notizia non sono una soluzione ma una forma di debunking (come anche il fact-checking quando è operato con professionalità). Debunking significa definire il contesto, aggiungere dati di realtà, numeri e altre informazioni per far emergere i “fondamentali” all’interno della quali si agitano i fatti fasulli o costruiti ad hoc. Info Data, il Data Blog del Sole 24 Ore dedicato al data journalism offre un piccolo contibuto. Il blog (chi vi scrive lavora al suo interno) è nato nel 2011 come strumento per analizzare i fatti attraverso i numeri. Tra gli autori giornalisti del Il Sole 24 Ore, statistici, matematici e amanti delle cifre. L’obiettivo è quello di usare appunto la statistica per analizzare database e trovare notizie. E offrire ai lettori strumenti interattivi per studiare il conteso all’interno del quale nasce una news.
L’operazione non è esente da errori ma quello che la contraddistingue è un metodo. Cerchiamo di essere sempre trasparenti, citando da dove prendiamo i dati, quali strumenti utilizziamo e spiegando il contesto all’interno del quale analizziamo questi numeri. Quanto è fatto bene si chiama giornalismo di precisione. Ma come detto, è più che altro un metodo, che vogliamo essere il più trasparente possibile.
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