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5/5 Quando la startup fa flop/Webvan

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    i fallimenti più costosi

    Quando la super startup non decolla: 5 flop clamorosi della Silicon Valley

    Lunedì ha fatto notizia il maxi-investimento da 10 miliardi di dollari che Softbank, un gruppo giapponese delle telecomunicazioni, destinerà alla app californiana di trasporti Uber. L'accordo è stato salutato come «uno dei più grandi round di sempre nel mondo startup», anche se tecnicamente non si parla di un round (e Uber non è più una startup, essendo nata nel 2009). Un buon segnale? Non è detto. La storia recente dei finanziamenti record è costellata dai flop di imprese che avevano guadagnato la fiducia degli investitori prima di scivolare verso la cessione o la bancarotta definitiva. Cb Insights, una società di consulenza americana, ha dedicato uno studio ad hoc ai 121 fallimenti «più grandi e costosi di tutti i tempi». Eccone alcuni.

    5/5 Quando la startup fa flop/Webvan

    Anni prima dei boom di piattaforme come JustEat o Foodora, Webvan era una startup che si occupava della consegna «entro mezz'ora» di alimentari a domicilio. Fondata a Foster City (California) nell'ormai lontano 1996, l'azienda aveva esteso il suo servizio nel resto del paese e raccolto oltre 393 milioni di dollari in finanziamenti. Il problema è che il buon ritmo delle vendite non avrebbe mai pareggiato la crescita dei costi, portando l'azienda a peggiorare le sue perdite fino al capolinea del 2001: 830 milioni bruciati, 2mila licenziamenti e dichiarazione di bancarotta nel 2001. In compenso il suo modello sarebbe stato “riesumato” qualche anno dopo da un business simile: AmazonFresh, lanciato dall'omonimo colosso dell'e-commerce grazie a quattro ex manager della stessa Webvan.

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