Uber avrebbe nascosto per oltre un anno di aver subito una data breach su 57milioni di utenti nel mondo di cui 600mila autisti. Lo ha scritto Bloomberg secondo cui avrebbe preferito pagare un riscatto di 100 mila dollari agli autori del maxi furto per evitare che divulgassero la notizia. La conferma è arrivata dal nuovo amministratore delegato Dara Khosrowshahi, che ha preso la guida di Uber da agosto e che ha sostenuto di aver saputo dell'incidente solo “recentemente”.
Sarebbero stati hackerati nomi, mail e numeri di telefono degli utenti, oltre ai dati relativi ai permessi di guida degli autisti. Mentre Uber garantisce che non sarebbero stati trafugati altri dati come numeri delle carte di credito, dati di Social security, ovvero l'equivalente del codice fiscale da cui si possono ottenere dati sensibili sull'identità di una persona, e nessun particolare sui viaggi effettuati.
La compagnia ha fatto sapere che Kalanick venne a sapere dell'attacco nel novembre del 2016, circa un mese dopo che si era verificato. Khosrowshahi ha riferito che i responsabili sarebbero due persone che non fanno parte della società. «L'incidente non ha colpito il sistema dell'impresa né la sua infrastruttura», ha assicurato. «Al momento dell'incidente abbiamo preso immediatamente le misure per mettere al sicuro i dati e mettere fine all'accesso non autorizzato. Abbiamo identificato i responsabili e ottenuto delle assicurazioni che i dati raccolti saranno distrutti», ha precisato.
Gli Stati Uniti hanno subito numerosi hackeraggi negli ultimi anni, dal maxi attacco del 2013 a Yahoo (3 miliardi di account trafugati) a quello dello scorso settembre contro Equifax (oltre 145 milioni di clienti americani, canadesi e britannici.
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