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L'Università Statale di Milano apre agli eSport

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L'Università Statale di Milano apre agli eSport

Lo ha ribadito la Statale di Milano: per bocca del Cus, il Centro Universitario Sportivo che da 70 anni favorisce e diffonde il potenziamento delle discipline agonistiche negli atenei milanesi, ha annunciato ieri di “riconoscere e aprire le sue porte al fenomeno dell'eSport, promuovendone l'inclusione fra le proprie attività”.
Dopo la discussa apertura al gaming competitivo da parte del Comitato Olimpico Internazionale – a oggi, seppur significativa, non più che un'indicazione -, quella del Cus non è una dichiarazione di circostanza, men che meno una formalità: significa che già nel 2018, i Campionati di Facoltà costituiti da tornei di calcio, basket, pallavolo e running schiereranno videogiocatori di League of Legends o Overwatch, “coinvolgendo – continua il comunicato ufficiale – centinaia di studenti che già praticano l'esport”.

L'iniziativa è nata anche grazie dalla collaborazione con University Esports Series, la realtà fondata in seno a PG eSports, che da anni si impegna a portare all'interno delle università l'agonismo videoludico attraverso eventi e tornei dedicati. E fra le cui priorità attuali c'è la promozione di una lega universitaria europea per gli sport elettronici.
Lo ha ricordato lunedì scorso, al primo Esports Summit ospitato in un altro ateneo meneghino, lo Iulm, Simone Gambardella, responsabile del settore esportivo di Fandango Club – che di PG eSports è proprietaria: “Con 70 atenei coinvolti, 2812 studenti e 45 coordinatori, University Esports Series conferma come l'Italia sia considerata, in Europa, il Tier 2 per trend di crescita”.

Se l'economia mossa dal gaming competitivo dalle nostre parti oggi si esprime ancora con cifre basse – un censimento di Paypal e SuperData rileva che nel 2016 si sono spostati poco più di 12 milioni di euro nel Belpaese -, più incoraggianti sono le proiezioni a medio e lungo termine. E non solo in quanto a volumi: “se si considera il tasso di crescita per forza lavoro – ha sottolineato Gambardella – l'Italia è al vertice europeo. Per questo lo scopo delle Ues è diffondere in modo omogeneo la pratica esportiva nelle università italiane. Oggi l'esport è anche formazione e ricerca, richiede competenze nuove e figure professionali fino a pochi anni fa inesistenti. È un'opportunità”.

Difficile condividere il medesimo entusiasmo: se si esclude il registro Giochi Elettronici Competitivi, oggi l'Italia dell'esport presenta un tessuto organizzativo frammentato e modelli di business ancora non sufficientemente strutturati. Anche l'eccezione di alcuni giocatori balzati negli ultimi mesi al vertice delle classifiche internazionali - da Daniele “Jiizuké” Di Mauro con LoL ai campioni europei di Fifa e Pes, Daniele Paolucci ed Ettore Giannuzzi - non è riconducibile a un'attività di sistema.

Sarebbe però sbagliato ignorare un'audience potenziale che Nielsen stima potrebbe raddoppiare ogni anno da qui al prossimo lustro e un rilievo su 22 Paesi che conferma come il 40% dei 16/40enni oggi sia interessato ai videogiochi competitivi.
“L'esport è sempre stato un buco nero di marketing, in cui investire per avere un ritorno di immagine – ha detto al Summit dello Iulm, Stefano Cozzi, Eu Core Publishing Manager di Riot Games, lo studio che ha sviluppato League of Legends e che oggi è nel portafoglio del colosso cinese Tencent - per la prima volta lo si guarda come una fonte di guadagno già nella sua trasmissione, per i diritti di diffusione e gli introiti annessi”.

Non è infatti secondario che l'annuncio del Cus Statale sarà ribadito domattina, durante l'inaugurazione della seconda edizione dei Campionati di Facoltà, in cui il rettore, Gianluca Vago, premierà gli atleti distintisi nel 2017 nelle discipline tradizionali. La cerimonia ospiterà anche la presentazione degli studenti dell'ateneo poche settimane fa trionfatori al torneo italiano di League of Legeds.
Fra 12 mesi potrebbero avere la maglia ufficiale. E fra qualche anno essere affiancati da professionisti… laureati in esport. O con borse accademiche già oggi, come alla Robert Morris University dell'Illinois o la Upike nel Kentuky, offerte per l'eccellenza nelle competizioni elettroniche.

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