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Lettera shock di due grandi azionisti: «L’abuso di iPhone…

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lettera shock di due grandi azionisti

Lettera shock di due grandi azionisti: «L’abuso di iPhone fa male ai bambini, Apple deve aiutare i genitori»

(Marka)
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Nonostante controllino due miliardi di dollari in azioni Apple, il gestore Jana Partners (nel cui advisory board compaiono Sting e la moglie) e il fondo pensione Calstr (quello degli insegnanti californiani) hanno attaccato a testa bassa il Melafonino. E lo hanno fatto con una lettera, spedita sabato scorso e prontamente intercettata dal Wall Street Journal, in cui sollecitano Cupertino a prendere contromisure per evitare che bambini e adolescenti diventino “drogati” di smartphone.

Apple, insomma, dovrebbe cercare di limitare l’uso dell’iPhone fornendo precise linee guida ai genitori e sviluppando software che aiutino il “parental control”. Il pericolo, lasciano intendere Jana Partners e Calstr, è che un domani Cupertino rischi di pagare - anche in termini di andamento azionario - una ritrovata sensibilità dell’opinione pubblica sulla “smartphone addiction”.

L’ondata del “socialmente responsabile”, insomma, sta arrivando a lambire anche la più grande azienda del mondo, e uno dei brand più alla moda. È curioso notare come in passato i colossi di Wall Street, come le grandi major petrolifere, si trovassero regolarmente nel mirino dell’opinione pubblica mentre i nuovi colossi del digitale godano sempre e comunque di enorme popolarità, nonostante siano per esempio campioni mondiali indiscussi di elusione fiscale (per quanto assolutamente legale).

Ma la mossa dei due gestori forse è il segnale che il vento inizia a cambiare: negli Stati Uniti stanno montando le polemiche sulla dipendenza da smartphone e social di bambini e teenager, spesso messa in relazione con l’aumento di depressione e suicidi tra i giovani. È d’altro canto altrettanto vero che la Apple guidata da Tim Cook sta facendo qualche significativo passo nella direzione della “responsabilità sociale”, in particolare sul doppio fronte ambiente e immigrati, oltre che naturalmente sulla non discriminazione dell’omosessualità. Ma probabilmente sul fronte della dipendenza “digital" di bambini e adolescenti resta ancora molto da fare. Sempre che si voglia fare davvero qualcosa.

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