A Las Vegas o stai con Google o con Amazon. Apple (e Microsoft) permettendo, sono loro due a spartirsi il mercato dell’intelligenza artificiale domestica. Al Consumer electronic show di Las Vegas due giganti stanno monopolizzando la più grande fiera del mondo dell’elettronica di consumo. Echo e Google Home, gli assistenti vocali a forma di speaker (cassa) dotati di intelligenza artificiale, sono destinati a conquistare da qui al prossimo anno il centro della nostra casa e della nostra vita. Per la prima volta Google ha lasciato Mountain View per mettersi in vetrina al Ces acquistando un grande spazio espositivo. Echo, lo speaker intelligente che ospita Alexa, è invece già una star negli Stati Uniti. In vendita dal 2014, è commercializzato da un anno anche nel Regno Unito a 150 sterline. In Italia potrebbe arrivare all’inizio di quest’anno.
Secondo Lesley Rohrbaugh e Steve Koenig, ricercatori del Consumer Technology Association, le vendite di questi dispositivi raddoppieranno nel giro di un anno a 3,8 miliardi di dollari. E parliamo solo del suolo americano che attualmente è il vero terreno di scontro di questi dispositivi (in Europa per questione di privacy stanno prendendo tempo per capire come introdurli). Queste “interfacce” con cui dialogare a voce per gestire la casa, le ricerche sul web e il commercio elettronico in un anno sono cresciute del 279% a 27,2 milioni di unità e questo numero potrebbe raggiungere i 43 milioni nel 2018.
Se allarghiamo lo sguardo ci possiamo accorgere che questi software sono già tra noi. Gli assistenti vocali sono presenti in più di 400 milioni di device che includono speaker come Google Home, telefonini Android, tablet, cuffie e televisori. Siri di Apple è presente su tutti i proprio prodotti, dal Mac all’iPhone. E lo stesso vale per Cortana, l’assistente di Microsoft. Sulla palla ci sono anche le grandi piattaforme come Microsoft Tencent Baidu e IBM. Non c’è quindi solo Microsoft che con il suo assistente vocale Cortana è in vantaggio sul mondo dei personal computer. O Ibm che con Watson si candidata a portare bot (software per gestire conversazioni) nelle aziende e nei servizi di commercio elettronico.
Ci sono anche grandi gruppi asiatici che in questi anni hanno pesantemente investito in questo campo. Quello che li accomuna, se li osserviamo dall'alto, è che posseggono oltre alle tecnologie di intelligenza artificiale anche i dati che sono il vero terreno di palestra per addestrare gli algoritmi di machine learning. Quello che è accaduto in brevissimo tempo, spiegano gli analisti giunti in massa qui a Las Vegas, è che questi software grazie alla pervasività del cloud sono diventati facilmente integrabili in tutti i dispositivi della casa.
Per dirla in modo semplice, ai produttori di elettrodomestici non costa moltissimo dotare di “intelligenza” i propri prodotti. Da qui l’annuncio di Lg che ha creato una piattaforma per l’intelligenza artificiale «Tutti gli oggetti proposti da Lg», ha specificato I.P. Park, Chief Technology Officer del colosso di Seul «saranno collegati a Deep ThinQ, una piattaforma che tuttavia è aperta a collaborazioni con tecnologie come Google Assistant e prodotti di terze parti». Il motivo è semplice. La sfida dell'intelligenza artificiale pare troppo ardua per essere vinta da una sola azienda. Attraverso ThinQ sarà possibile usare una tv di Lg per controllare ad esempio un congegno di un altro produttore, oltre che usare dati di altre industrie, come per esempio quelli provenienti dalla smart grid, per ridurre i consumi energetici.
Tutto avverrà attraverso comandi vocali in un progressivo avanzamento che dovrebbe portarci presto a comunicare con assistenti vocali, elettrodomestici, robot con un linguaggio sempre più naturale e meno basato su ordini precisi e standardizzati. Stessa logica per Samsung che si è detta certa di poter portare Bixby, il suo assistente di intelligenza artificiale, su tutti i suoi prodotti entro il 2020. L’obiettivo, ha spiegato ieri il numero uno dell'elettronica di consumo globale Hs Kim, è quello di integrare nel proprio ecosistema di prodotti anche terze parti in modo da evitare mondi chiusi che non si parlano. Da qui l'annuncio di collaborare con Open Connectivity Foundation (OCF) per definire standard di settore comuni.
Sullo sfondo non c’è solo la casa intelligente di Iron Man ma il ruolo dell’IA nella nostra società. Secondo Gartner, uno dei più autorevoli osservatori di cose tecnologiche, nel 2021 l’uso dell’intelligenza artificiale genererà 2,9 trilioni di dollari e farà risparmiare 6,2 miliardi di ore di lavoro agli umani.
Anzi, lo studio dice di più: per la prima volta tra due anni comincerà a creare più posti di quanti ne distrugga. Vale a dire 2,3 milioni contro 1,8. Il rapporto, molto ottimistico, non vede per ora i limiti di questa tecnologia ma solo le promesse. Ma soprattutto non vuole vedere il costo sociale e quindi politico di questa trasformazione.
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