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The camera is the medium. Gli smartphone cambiano il linguaggio

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The camera is the medium. Gli smartphone cambiano il linguaggio

La fotocamera non è più una finestra sull'esterno ma un generatore di contenuti. Aparna Chennapragada , vicepresidente, AR e VR di Google sembra l'unica ad avere le idee chiarissime sul futuro non chiaro della realtà virtuale. Per il gigante di Mountain View l'orizzonte si sposta dove la computer vision incontra il virtuale.

Lo dimostrano gli annunci per il Mobile World Congress. Google Lens, la funzionalità che, attraverso un algoritmo di intelligenza artificiale, permette di ottenere informazioni da un oggetto ritratto in una foto o attraverso l'obiettivo della fotocamera viene estesa a tredici smartphone modelli (Google Pixel, Pixel XL, Pixel 2 e Pixel 2 XL, Samsung Galaxy S8, S8 +, Note8, S7 e S7 edge, LGE V30 e V30 +, ASUS Zenfone AR e OnePlus OnePlus 5).

“Google Lens – spiega la vice president di Google – utilizza la tua fotocamera per dare un senso a ciò che vedi, sia che generi automaticamente informazioni di contatto da un biglietto da visita prima di perderlo, sia che sia presto in grado di identificare la razza di un cane carino che hai visto nel parco. Al Mobile World Congress, stiamo lanciando ARCore 1.0 insieme al nuovo supporto per gli sviluppatori, e stiamo rilasciando aggiornamenti per Lens e distribuendolo a più persone. ARCore, il framework per la realtà aumentata lanciato lo scorso anno che consente agli sviluppatori di creare app in grado di comprendere il proprio ambiente e inserire oggetti e informazioni al suo interno entra nella versione 1.0.

Con ARCore e Google Lens, stiamo lavorando per rendere più intelligenti le fotocamere degli smartphone. ARCore consente agli sviluppatori di creare app in grado di comprendere il proprio ambiente e inserire oggetti e informazioni al suo interno. Google Lens utilizza la tua fotocamera per dare un senso a ciò che vedi, sia che generi automaticamente informazioni di contatto da un biglietto da visita prima di perderlo, sia che sia presto in grado di identificare la razza di un cane carino che hai visto nel parco. Al Mobile World Congress, stiamo lanciando ARCore 1.0 insieme al nuovo supporto per gli sviluppatori, e stiamo rilasciando aggiornamenti per Lens e distribuendolo a più persone.

Il gioco di Ghostbuster

Gli sviluppatori possono ora pubblicare app AR sul Play Store ed è un ottimo momento per iniziare a costruire. ARCore funzionerà così su 100 milioni di smartphone Android e le funzionalità AR avanzate sono disponibili su tutti questi dispositivi. Chiaramente a Mountain View si aspettano dalla comunità degli sviluppatori un supporto immediato e deciso. Supporto che se escludiamo il mondo del gaming per ora non è arrivato. Se escludiamo appunto il “cigno nero” Playstation, gli unici a essere riusciti a vendere un numero interessante di caschetti per la realtà virtual, per ora la realtà virtuale è rimasta nell'alveo della sperimentazione esotica o per settori verticali del business. “Non c'è solo il gaming – riflette Aparna Chennapragada raggiunta a San Francisco in videoconferenza -. Siamo convinti che la camera sia un medium che permette di sapere cose che non sappiamo e di farci vedere cose che non immaginiamo. Lungo queste due direzioni, la comprensione del reale e il potenziamento si muoverà lo sviluppo di questa tecnologia”.

L'esempio di Porsche

ARCore 1.0 sostengono offrirà una migliore comprensione ambientale che consente agli utenti di posizionare risorse virtuali su qualsiasi superficie strutturata come poster, mobili, scatole giocattolo, libri, lattine e altro ancora. Android Studio 3.1 Beta ora supporta ARCore nell'emulatore, quindi puoi testare rapidamente la tua app in un ambiente virtuale direttamente dal tuo desktop. Le demo che mi mostrano non sono molto diverse da quelle che circolano da un po' di mesi, come ad esempio quella della Porsche che compare su un tavolino perfetta in ogni singolo dettaglio. Senza il casco e attraverso il display dello smartphone la realtà aumentata sembra però più credibile e più strumento di lavoro. Attualmente hanno stretto una partnership con alcuni grandi player come ad esempio Snapchat ha creato un'esperienza coinvolgente che ti invita nel leggendario stadio Camp Nou dell'FC Barcelona. O all'interno delle stanze di casa con Sotheby's International Realty. L'impressione è che sulla carta la via di Google alla realtà virtuale e aumentata sia più in discesa rispetto ad altri attori come Oculus (Facebook), Microsoft e Htc. Più semplice e immediata ma assolutamente meno immersiva e coinvolgente. Forse toccherà rinunciare un po' di magia e accettare che sia la computer vision, il machine learning, a condurci verso una forma più esplorativa di questa tecnologia. Siamo paradossalmente ancora all'inizio. Dobbiamo solo chiederci se saranno gli smartphone a guidarci verso questo orizzonte.

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