Foodracers, la startup italiana che ha portato il food delivery nelle città di provincia, ha annunciato oggi la sottoscrizione di un aumento di capitale da 600mila euro. I fondi, ha spiegato il fondatore Andrea Carturan, “arrivano da quattro imprenditori veneti che hanno deciso di investire nel nostro progetto, convinti che abbia grandi possibilità di crescita”. Grazie a questo primo aumento di capitale, la startup punta ora a espandersi più velocemente, fino a raggiungere, nell'arco di tre anni, l'obiettivo di 80 città coperte dal servizio di food delivery 100% Made in Italy. “Finora ci siamo sempre auto sostenuti, prima con i nostri fondi e poi con i guadagni di Foodracers. In Italia però il sistema del food delivery sta crescendo sempre più velocemente e per tenere il passo con i competitor stranieri dobbiamo accelerare anche noi. Da qui la decisione di aprirci a un aumento di capitale con ingresso di nuovi soci al 10%”, rivela Carturan. I fondi raccolti serviranno alla startup principalmente per implementare la parte di comunicazione e di marketing, così da farsi conoscere più in fretta, e assumere nuovo personale in aree strategiche. “Nel giro di un anno – prosegue il fondatore - siamo passati da 3 a 14 dipendenti e ora puntiamo a raddoppiare questi numeri, inserendo nuove figure di sviluppatori, commerciali e amministrativi”. Fondata a Treviso nel 2015 ma pienamente attiva dal 2016, Foodracers è nata da un'idea dello stesso Andrea Carturan: “Mi sono reso conto che anche nelle città di provincia che non sono raggiunte dai grandi operatori stranieri di food delivery, c'era una grande richiesta non soddisfatta di questi servizi. A essere interessati erano sia i consumatori che i singoli ristoratori che non avendo la disponibilità economica delle catene non avrebbero potuto permettersi un servizio di consegne a domicilio”. Carturan, assieme ai soci Matteo Fabbrini e Luca Ferrari, ha deciso perciò di colmare questo vuoto dando a tutti i ristoranti di provincia (quelle al di sotto dei 100mila abitanti), compresi i piccoli locali tradizionali, la possibilità di usufruire di un servizio di consegna a domicilio che limita i rischi di perdite economiche. Se infatti il ristorante associato riesce a vendere con il servizio food delivery Foodracers riceve una fee, altrimenti non deve sostenere alcun costo. “Si tratta di una scelta precisa che abbiamo fatto perché il nostro obiettivo è quello di coinvolgere soprattutto la piccola ristorazione di qualità, quella da cui ognuno di noi andrebbe nella sua quotidianità”, spiega Carturan. Attualmente Foodracers è attiva in 22 città e ha stretto convenzioni con 650 ristoranti tra cui alcune catene come Roadhouse Grill, Old Wild West, Zushi, I-Sushi e Grom. La startup, che impiega 350 racers esterni, ha raggiunto nel corso dell'ultimo anno 130mila ordini e un movimentato che si aggira sui 3,5 milioni di euro.
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