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La realtà virtuale prova a innovare il design italiano

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La realtà virtuale prova a innovare il design italiano

Il design italiano non si discute. Come molti settori tradizionali di successo del made in Italy possiede leggi di gravità e algoritmi di funzionamento che non possono essere esportati o riprodotti. Il contributo che può arrivare dalle startup, capaci, grazie alla loro carica innovativa e tecnologica, di aprire a uno dei mercati più tradizionali e caratteristiche del Paese, è infatti ancora oggetto di studio. Qualche segnale arriva dai piccoli delle realtà virtuale e aumentata. Sembra, infatti, che negli ultimi anni anche le startup italiane del design si stiano concentrando su questo tipo di tecnologie che all’estero attirano l’attenzione degli investitori già da alcuni anni. Secondo il database di startup Crunchbase, nel 2017 le imprese del settore hanno raccolto finanziamenti per circa 2,1 miliardi di dollari, un valore in linea con quello dell’anno precedente e in continua crescita rispetto al loro ingresso nel mercato dei capitali.

Un trend che sembra aver contagiato, se pur con numeri e volumi diversi (secondo l’ultima Startup survey realizzata da Istat e dal ministero dello Sviluppo economico, le startup italiane del design specializzato sarebbero solo l’1,4% del campione totale), anche il nostro Paese. In Italia infatti le soluzioni di realtà virtuale e realtà aumentata, spesso prodotte dalle startup, hanno iniziato a essere applicate anche dalle imprese più tradizionali dell’arredamento per testare i nuovi prodotti o per migliorare l’esperienza dei consumatori. Rispondono a queste esigenze, per esempio, Dilium, Holotransfer e Tech3D: tre startup che, il prossimo 19 aprile, parteciperanno all’evento ‘Startup Design', organizzato dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi nell’ambito del Fuori Salone 2018. La prima ha sviluppato un’app mobile di mixed reality dove scena digitale e reale si mischiano varcando una porta. Holotrasfer punta invece e permettere alle aziende di arredo di estendere il proprio showroom, portandolo persino nelle case dei clienti attraverso un'app di realtà aumentata. Mentre Tech3D, come dice il nome stesso, si occupa di tecnologia tridimensionale applicata a diversi settori, compreso quello dell’arredamento.

A fare da apripista in questo settore sono state però startup come inVRvision, specializzata in produzione di contenuti di realtà virtuale in ambito B2B che nel 2016 ha sottoscritto un early stage da 600mila euro, e AmbiensVR (si legga l’articolo sotto). Oltre alla realtà virtuale e a quella aumentata, un altro settore in cui si concentrano le imprese innovative italiane del design è quello e-commerce. Con alterne fortune, fin dal 2015 sono infatti nati anche nel nostro Paese vari negozi online dedicati alla vendita o allo scambio di oggetti di design sia di grandi marche che prodotti da piccoli artigiani locali. Uno dei più noti è sicuramente Artemest, che all’inizio di aprile ha anche ricevuto un aumento di capitale da 4 milioni di euro da vari investitori internazionali guidati da Nuo Capital, Italian angels for growth e la holding svizzera Bagheera. La startup, che ha ricevuto anche il premio ‘Innovation of the year' dalla Triennale di Milano, ha creato un marketplace che vende a livello mondiale prodotti di design artigianali provenienti dai più importanti produttori di lusso indipendenti. Appartengono a questa categoria, se pur con target diversi, anche Lovli.it che si rivolge soprattutto ai compratori esteri, Buru Buru che punta a valorizzare i giovani designer e i marchi locali, e Lovethesign che offre anche un servizio di montaggio di arredi e di progettazione architettonica. Quello del design è infine un settore a cui ruotano attorno anche piattaforme per il networking e il crowfunding come quelle che fanno capo a Reputeka, IDA e Desall, ex startup che hanno creato un business offrendo visibilità soprattutto ai giovani protagonisti di un mercato che in Italia, sul fronte alla tecnologia, ha sicuramente ancora molte opportunità da cogliere.

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