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Google e la ricetta per la trasformazione digitale: migrare nel cloud

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Economia Digitale

Google e la ricetta per la trasformazione digitale: migrare nel cloud

Un business da un miliardo di dollari a trimestre e una crescita delle attività, nell'ambito del cloud pubblico, che risulta quella a maggiore velocità di crescita negli ultimi dodici mesi. Una piattaforma (Google Cloud Platform) che nel corso del 2017 ha triplicato il numero di ore dedicate ai processi computazionali e raddoppiato i volumi di dati archiviati rispetto all'anno precedente. E ancora: contratti da oltre un milione di dollari aumentati di tre volte, più di quattro milioni di clienti attivi su G Suite (il pacchetto di applicativi per le aziende che comprende Documenti, Gmail, Drive e altri strumenti da utilizzare direttamente online), oltre 10mila clienti coinvolti in progetti legati ai servizi di machine learning e un ecosistema di partner sparsi nel mondo che al momento ha raggiunto le 13mila unità.
Partendo da questi numeri, diventa abbastanza facile ribadire il concetto che per il colosso di Mountain View il cloud è qualcosa di strategico. In ogni caso, lo hanno rimarcato a chiare lettere i manager - Fabio Fregi, Country Manager di Google Cloud in Italia, Greg DeMichillie, Director Cloud Cto Office e Alison Wagonfeld, VP Marketing - che hanno presenziato alla seconda edizione italiana del Cloud Summit, tenutosi oggi presso gli spazi del MiCo Fiera di Milano. Clienti, addetti ai lavori, partner, esperti di vario genere sono stati chiamati a raccolta da Google per condividere i benefici del cloud e per ascoltare dai diretti interessati le storie di quelle aziende, soprattutto grandi, che hanno scelto il computing nella nuvola per cavalcare il paradigma della trasformazione digitale. L'imprinting che ha dato Fregi, nello specifico, fa capire come il gigante californiano abbia comunque messo nel mirino, ancora più che in passato, un mercato potenzialmente enorme, che è quello delle piccole organizzazioni “Cloud pubblico e open source – ha spiegato – sono le componenti che rendono le tecnologie di Google sempre più democratiche e accessibili, nell'ottica di permettere davvero ad aziende di qualunque dimensione di confrontarsi con le sfide dell'innovazione”.

Le soluzioni di BigG e i settori chiave
Volendo fare una sintesi dei tanti messaggi indirizzati da Google alla platea, si può partire dalle virtù strettamente associabili all'adozione del cloud, e quindi potenza di calcolo pressoché illimitata e accessibile in tempo reale, da qualsiasi luogo, grandi quantità da poter archiviare e gestire senza impegnare risorse informatiche “in house”. Scalabilità e flessibilità dunque, che sono del resto i mantra che caratterizzano le offerte e le strategie di Microsoft, Amazon e della miriade di provider che costellano l'universo dei servizi nella nuvola su scala globale. Tre, in particolare, i temi che i manager di BigG hanno stressato nel corso dell'evento: creare soluzioni basate sui dati, modernizzare l'infrastruttura e accelerare lo sviluppo di applicazioni. Per farlo Google mette sul tavolo gli strumenti di produttività della G Suite, i tool per lo sviluppo e la manutenzione dei software (App Engine e Kubernetes), servizi di analisi ed elaborazione dati (BigQuery) e le tecnologie di machine learning, tra cui Video Intelligence e AutoML (soluzione rivolta anche alle piccole e medie imprese). Il tutto raccolto, ovviamente, sotto il cappello della Cloud Platform Una ricetta buona un po' per tutte le industry ma che sembrano oggi trovare maggiore attenzione in alcuni settori specifici, vale a dire finanza, media & entertainment, retail e pubblica amministrazione.

Dalla G Suite al machine learning: chi è migrato nella nuvola e perché
Tanti, come si diceva, i testimonial chiamati da Google a raccontare i rispettivi progetti realizzati in cloud e fra questi i nomi più noti sono quelli di Enel, Wind Tre, Alleanza Assicurazioni, JobRapido, Il Meteo, Infocamere, FNM e Sky Italia. L'emittente di Rupert Murdoch (circa cinque milioni di abbonati nel nostro Paese) ha sposato l'idea di appoggiarsi a un'infrastruttura ibrida al momento di convertire in alta definizione l'intero suo catalogo, necessitando per questo di tempi e capacità di calcolo superiori alle possibilità dei sistemi on premise disponibili internamente.
Dopo la fusione tra H3G e Wind Telecomunicazioni, la nuova società telco si è invece confrontata con l'esigenza di consolidare le piattaforme esistenti in una nuova infrastruttura It deputata a gestire una grande mole di dati e fornire strumenti di intelligenza artificiale. La scelta di Google Cloud Platform è stata in quest'ottica classificata come un tassello importante nella strategia di diventare una “data driven company”.
Due i progetti abilitati da Enel grazie al machine learning di Google (la piattaforma Tensorflow). Il primo riguarda un chatbot adibito alla relazione con i clienti, che interagisce con i singoli utenti grazie al riconoscimento del linguaggio naturale e gestisce in completa autonomia attività come la compilazione di un modulo di reclamo. Il secondo è nel campo delle soluzioni di digital image recognition, e più nel dettaglio parliamo di un sistema che ha il compito di individuare gli eventuali problemi sulla linea elettrica in cavo aereo analizzando qualcosa come 65mila fotografie al giorno. In questo caso gli algoritmi di machine learning elaborano le immagini degli asset e dei componenti da monitorare (i pali della luce per esempio), rilevano la natura del problema, inviando e aggregando i risultati dell'analisi per agevolare la valutazione complessiva. Nell'85% dei casi, hanno confermato da Enel, le criticità sono state individuate automaticamente dall'intelligenza artificiale per un risparmio sui costi di gestione quantificato in 2,1 milioni di euro l'anno.
Azienda Zero, il portale della sanità della Regione Veneto, infine, è uno dei (pochi per la verità) esempi di eccellenza di utilizzo del cloud in ambito pubblico. L'idea di affidarsi a Google e alla G Suite in particolare, hanno spiegato i portavoce dell'azienda, nasce dall'esigenza di gestire i processi di comunicazione e collaborazione, in un'ottica di smart working e attraverso 85mila account, delle 15 strutture sanitarie della regione.

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