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Salute mentale e social network: ecco l'impatto di Facebook & C.

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tecnologia ed effetti collaterali

Salute mentale e social network: ecco l'impatto di Facebook & C.

I social network sono sul banco degli imputati ormai da molti anni in termini di effetti sulla salute mentale. Quanto ansia, depressione e dipendenza correlano con il tempo passato online a scorrere le bacheche altrui, dispensare like, commentare o condividere?

La mole di ricerche in questo campo è enorme e si moltiplica di anno in anno, con risultati spesso non concordi e omogenei. E soprattutto, che rendono impossibile rispondere alla domanda: i social network fanno bene o fanno male?

Per esempio, per la fascia di età 14-24 anni fanno bene in termini di espressione di sé e di possibilità di “fare gruppo”, fanno male perché aumentano sintomi di ansia e depressione e riducono le ore di sonno. 

Secondo una ricerca pubblicata nel 2017 dalla Royal Society for Public Health, così si vedono i ragazzi britannici in questa fascia di età. Il Data team dell'Economist.com ha elaborato un bel grafico che fotografa i risultati della ricerca.
La ricerca parte dalla constatazione del fatto che il 91% degli appartenenti alla fascia d'età 16-24 anni utilizza internet per i social network.

Tra gli effetti potenzialmente negativi dei social ci sono l'ansia e la depressione, aumentate del 70% negli ultimi 25 anni tra i giovani. La ricerca mostra, tra le altre cose, che i giovani britannici intervistati stessi affermano che quattro dei cinque social più usati peggiorano i sentimenti di ansia. Le ricerche precedenti hanno mostrato che i giovani che sono forti utilizzatori dei social (che passano cioè sulle piattaforme di condivisione più di due ore al giorno) più facilmente si trovano in situazioni di disagio mentale, in particolare con sintomi di di ansia e depressione. Alcuni parlano proprio di “Depressione da Facebook”, sottolineando che il vivere troppe ore sui Social peggiora o provoca situazioni fortemente depressive. Molto del disagio ha a che fare con i sentimenti di inadeguatezza che sono molto comuni in età adolescenziale, per cui per esempio vedere delle foto degli amici che si divertono in vacanza o a una festa può alimentare il sentire che si sta perdendo qualcosa, mentre tutti si divertono (il concetto di FoMO, Fear of Missing Out coniato di recente esprime questo tipo di ansia da esclusione). Oppure vedere foto (magari taroccate o modificate) di corpi perfetti e luoghi da sogno può acuire questi sentimenti di inadeguatezza. Così come accade per la percezione del corpo, una delle dimensioni esaminate dalla ricerca in cui per esempio Instagram mostra di essere il social “peggiore”: il confronto, per un adolescente, non regge mai, basti pensare che 9 teenager su 10 si dicono insoddisfatte del loro corpo.

La ricerca stila una classifica in base alle risposte ottenute al questionario, sulla base di quanto i 5 social network più popolari abbiano influenza sul benessere mentale: i risultati mostrano che il più “negativo” è Instagram, poi (in crescendo) troviamo SnapChat, Facebook e Twitter, mentre il “migliore” è YouTube, che è anche l'unico che ottiene più segni positivi che negativi. 

Tra questi, quelli esplorati sono per esempio l'accesso alle esperienze positive di altre persone e di esperti del benessere (video motivazionali, per esempio). Se è cero, come mostrano le ricerche, che i giovani con problemi di benessere mentale sono tra i maggiori utilizzatori di social network, questi diventano lo strumento d'elezione per veicolare messaggi positivi e di benessere, per offrire sostegno e supporto a chi ne ha bisogno. E che magari trova più facile chiedere aiuto in Rete che a casa o per le vie tradizionali. In questo senso, i social network possono avere effetti positivi sulla salute mentale in termini di supporto emotivo e creazione di comunità, possono essere un modo di sentirsi parte di un gruppo oltre a fornire un modo efficace e immediato di espressione di sé e della propria identità. Insomma, i lati positivi ci possono essere, come sempre restano decisivi altri fattori a partire dal profilo psicologico del singolo per finire con il contesto sociale e le modalità di utilizzo del mezzo. A partire da quante ore della giornata si passano online.

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