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Mise, le startup toccano quota 9mila

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Mise, le startup toccano quota 9mila

Un esercito di piccole imprese in crescita, con pochi dipendenti e bilanci ancora contenuti, tanto che il 56,6% di loro risulta in perdita. Descrive così le startup innovative italiane l'ultima edizione del rapporto trimestrale redatto dal ministero dello Sviluppo economico (Mise) e da InfoCamere, in collaborazione con UnionCamere. Secondo i dati raccolti, aggiornati al 31 dicembre 2018, le startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese sono 8.897, in aumento di 506 unità (+6%) rispetto alla fine 2017. Altro valore in aumento è quello del capitale sociale sottoscritto che risulta notevolmente cresciuto negli ultimi tre mesi. Questo infatti è passato da poco più di 423 milioni di euro nel dicembre 2017, a 499 milioni (+18%), per una media di 56.097 euro a impresa (+11,3%).

L’ecosistema italiano delle startup mostra però il suo scarso livello di maturazione quando si guarda ai dati di bilancio. Pur essendone disponibili solo una parte (il 55,6%), i numeri relativi all'esercizio 2016 rivelano come le imprese innovative italiane abbiano un valore della produzione medio pari a circa 150mila euro, in calo del -2,9% rispetto alla media rilevata nel trimestre precedente. Scende del -1,6% anche l'attivo medio che si assesta a quota 263mila. Mentre la produzione complessiva risulta pari a 741.653.248 euro, un dato inferiore di 20 milioni (-2,6%) rispetto ai 761 milioni di euro registrati a fine 2017. In linea con l'anno precedente è invece il reddito operativo complessivo, negativo per circa 88 milioni di euro (erano 84 a fine 2017). «Tutti questi valori negativi – si legge nel report - riflettono, evidentemente, la fuoriuscita dalla sezione speciale di alcune startup mature a elevato fatturato, dovuta al superamento della soglia dei cinque anni prevista dalla normativa». Una situazione questa che si riflette anche sul dato delle società in perdita, pari al 56,6% del totale e che tuttavia rappresenta secondo lo studio un fenomeno «fisiologico per imprese di recente costituzione a elevato contenuto tecnologico».

La giovane età delle startup innovative italiane emerge anche dal numero degli addetti. Nonostante abbiano raggiunto quota 11.381 (con un aumento del 4,9% rispetto a settembre 2017), il loro valore medio per startup risulta infatti in diminuzione: 3,08 contro 3,27 della rilevazione precedente. Startup di recente costituzione significa che spesso gli unici dipendenti sono gli stessi soci, cresciuti in questa rilevazione del 5,6% per un totale di 36.226. In generale il numero complessivo di soci e addetti ha raggiunto nel primo trimestre dell'anno quota 45.861, con un incremento del 28,6% rispetto alla precedente rilevazione. Risulta invece in linea con il 2017 la distribuzione per settori di attività. La maggior parte delle startup (71,3%) continua a fornire servizi alle imprese (produzione di software e consulenza informatica, attività di R&S, servizi d'informazione), il 19% opera nel manifatturiero (fabbricazione di macchinari, computer, prodotti elettronici e ottici, apparecchiature elettriche), mentre il 4,1% è attiva nel commercio.

Poche sorprese anche sul fronte della distribuzione geografica. La Lombardia rimane infatti la regione in cui è localizzato il maggior numero di startup, superando in questo trimestre quota duemila (2.132), pari al 24% del totale nazionale. Seguono il Lazio, con 911 (10,2%), che per la prima volta supera l'Emilia-Romagna, ferma a 884 (9,9%). Al quarto posto c'è il Veneto con 822 (9,2%), seguito dalla Campania, prima regione del Mezzogiorno con 658 (7,4%). In coda alla classifica figurano la Basilicata (82), il Molise (41) e la Valle d'Aosta (18). Milano è la provincia con più startup (1.494, 16,8% del totale nazionale), seguita da Roma (798, 9%), Torino (322, 3,6%), e Napoli (290, 3,3%).

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