Giovedì è intervenuta un’ondata di realizzi, ma il comparto delle azioni legate alla marijuana continua a dare grandi soddisfazioni agli investitori. Prima sono state le misure di crescente liberalizzazione in tutto il mondo della sostanza, sia a uso ricreativo che terapeutico, a sostenere i titoli del comparto, ma negli ultimi giorni a dare un’ulteriore spinta è la prospettiva di poter creare marijuana sintetica in laboratorio.
Tanto da costringere la Sec americana a intervenire per mettere in guardia gli investitori dal rischio che le quotazioni possano risultare “drogate”. Non solo, infatti, secondo l’autohority di controllo dei mercati finanizari Usa c’è il pericolo di «truffe per gli investitori» ma anche di «manipolazione del mercato».
A rendere più concreta questa possibilità è stato questa settimana l’accordo da 122 milioni di dollari tra Cronos Group, uno dei colossi del comparto, con Ginkgo Bioworks , società di Boston finora nota per la produzione in laboratorio di fragranze per profumi e che adesso sta lavorando per arrivare a riprodurre il Dna delle molecole cannabinoidi contenute nell’erba. A partire dal Thc, il principale principio attivo, il Cbd e il Thcv, presente in piccolissima quantità nelle piante.
Cannabis da laboratorio
L’accordo apre in sostanza a Ginkgo, che annovera già partnership con colossi come Bayer e Cargill, le porte dei laboratori canadesi della Cronos per permetterle di “giocare” con il Dna della marijuana. «Molti cannabinoidi rilevanti dal punto di vista farmaceutico sono presenti solo in quantità molto basse nella pianta della cannabis, il che li rende non sostenibili dal punto di vista economico, difficili o impossibili da estrarre in quantità e con la purezza necessaria», afferma un comunicato.
Se le sperimentazioni avranno successo per i consumatori sarà più semplice avere a disposizioni prodotti non solo nella forma di infiorescenze secche, che ancora rappresentano quasi la metà del mercato, ma anche come oli da vaporizzare e composti alimentari, sempre più richiesti dai consumatori. Quest’anno il Canada, secondo Paese dopo l’Uruguay, ha liberalizzato l’uso della marijuana e già diversi Stati americani hanno aperto all’utilizzo terapeutico e, in parte, anche ricreativo.
Ma la cannabis da laboratorio aprirebbe la strada a un’espansione dell’uso farmaceutico della marijuana. Da tempo le società farmaceutiche puntano a sfruttare i principi attivi della pianta, con progressi che stanno accelerando. A giugno il Governo Usa ha approvato l’Epidiolex, farmaco per l’epilessia che sfrutta il Cbd, dopo che l’anno scorso aveva dato il via libera al Marinol, farmaco basato sul Thc per il trattamento della nausea e degli effetti collaterali della chemioterapia e dell’Aids.
Azioni in fibrillazione
L’accordo tra Cronos e Ginkgo è stato salutato mercoledì con guadagni a doppia cifra per le azioni del comparto, seguiti ieri dall’intervento dei realizzi. Ma in ogni caso tutti i big del settore hanno messo a segno un sostanziale raddoppio delle quotazioni da Ferragosto a oggi, ma nell’arco degli ultimi mesi hanno registrato performance solide. Cronos ha perso giovedì circa l’8%, ma ha guadagnato il 50% dalla sua quotazione a inizio marzo, mantenendo comunque un rapporto di prezzo rispetto agli utili che supera quota 1.100. Canopy Growth, in calo di oltre il 5%, ha visto il valore raddoppiare da inizio anno, con un balzo concentrato nelle ultime tre settimane con una capitalizzazione superiore ai 10 miliardi di dollari, anche se non ha ancora visto utili.
Così come in perdita è anche un altro big della marijuana come Tilray che, nonostante la flessione dell’8% giovedì, ha visto il suo valore di Borsa quasi quadruplicato al Nasdaq in neanche due mesi, dal momento della quotazione a metà luglio.
D’altra parte la cannabis prodotta in laboratorio permetterebbe a tutti di aumentare i margini di profitto riducendo di gran lunga i costi elevati per l’estrazione dei principi attivi dalle piante coltivate in maniera naturale.
La Sec mette in guardia
La lievitazione delle quotazioni in seguito alla liberalizzazione del mercato della cannabis in diversi Paesi ha indotto la Sec a intervenire ufficialmente per mettere in guardia gl investitori.
«Se pensate di investire in società legate alla marijuana dovete essere consapevoli dei rischi di frode dell’investimento e di manipolazione del mercato. I truffatori potrebbero cercare di utilizzare la copertura mediatica sulla liberalizzazione della marijuana per promuovere investimenti truffaldini», afferma in un comunicato.
Tra i pericoli individuati dalla Sec ci sono intermediari azionari non registrati, ritorni garantiti e offerte di investimento non richieste. Insomma l’armamentario classico di quando un mercato va in surriscaldamento e tutti finiscono per essere ingolositi dai facili guadagni.
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