A Milano ogni giorno 10mila persone entrano in metropolitana semplicemente strisciando la carta di credito contactless sul tornello, un numero che cresce del 50% ogni mese. Oggi il 5% dei passeggeri non abbonati usa il contactless. La startup israeliana PayKey abilita il social banking permettendo di fare transazioni direttamente da Whatsapp con un semplice bottone scaricato sulla tastiera, mentre un’altra app permette le gestione digitale delle ricevute.
Ormai il momento del pagamento diventa sempre più immateriale e, anzi, l’obiettivo è farlo del tutto automatico e “senza frizioni”. «Il pagamento sta facendo breccia nelle abitudini quotidiane dei consumatori, trasformandosi nell’abilitatore fondamentale della trasformazione digitale», commenta Michele Centemero, country manager di Mastercard in occasione dell’Innovation Forum del colosso delle carte di credito.
«Per noi il processo seamless della virtualizzazione del titolo di viaggio diventa un fattore abilitante - spiega il direttore generale di Atm Arrigo Giana -. Il nostro obiettivo è arrivare all’80% di vendite di biglietti virtuali: dalla metropolitana passeremo ai mezzi di superficie, puntando poi a integrarci con l’ecosistema della mobilità urbana con una miglior accessibilità». A Milano Mastercard sponsorizza il “ticketless day”, quando i possessori delle sue carte contactless potranno viaggiare gratis per un giorno.
Contante duro a sparire
«L’effetto traino di una buona user experience è vincente - gli fa eco Centemero -: il consumatore non vuole compiere l’atto fisico del pagare, è interessato all’esperienza d’uso. Lo abbiamo visto con i taxi che prima hanno fatto le barricate contro Uber, poi si sono adeguati con la loro app e lavorano di più e meglio».
Secondo i dati di Gfk Eurisko, per il 60% degli italiani i pagamenti mobile sono l’esperienza che più impatterà in modo siginificativo nei loro acquisti online, per il 47% rappresenta la soluzione più semplice e per il 53% la più veloce. Ma intanto il contante copre in Italia il 77% delle transazioni, in calo dall’81% precedente, ma pur sempre ben al di sopra della media europea che si ferma al 49%: «Se il pagamento digitale è dipinto come la modalità per tracciare il denaro in chiave antievasione non potrà mai essere popolare - continua Centemero -, ma se si evidenzia la sicurezza, la velocità, la semplificazione, l’effetto poi sarà che l’adozione porterà con sé l’emersione di reddito».
Il momento del pagamento diventa solo la fase finale di un processo che deve essere sempre più “frictionless”, il più naturale possibile, tenendo anche conto che entro il 2020 il 50% delle interazioni sarà fatto vocalmente (dato Comscore). «I sistemi cambiano, arriveranno altri player, ma al centro rimane il consumatore, con le sue esigenze di velocità, semplicità e, soprattutto sicurezza», commenta il country manager italiano: «Oggi il binario tracciato è la carta, ma stiamo già utilizzando la soluzione degli instant payment con accesso conto-conto e il trasferimento in real time: a vincere sarà il player che darà accesso a tutte le banche e che sarà dotato di rgole in grado di tutelare tutti gli attori».
Fare ecosistema
Fino a ieri il pagamento è stato una semplice commodity, ora la tecnologia ha avviato una fase di differenziazione. «Il digitale permette di sfruttare l’informazione per anticipare le richieste del consumatore e presentare un’offerta customizzata su misura. Il futuro è fatto di un ecosistema in cui collaborare e innovare con le fintech e i Psp, all’insegna di velocità, efficienza e affidabilità. Le fintech sono un vero partner: sono quelle che danno la sveglia su quello che bisogna fare fornendo allo stesso tempo una soluzione per una singola attività da parte di chi la sa fare al meglio»
E Big tech? «È un rapporto più difficile - conclude Centemero -: possono diventare partner se siamo pronti a fornire servizi adeguati, come nel caso di ApplePay, se invece il mercato si opone li spinge a entrare direttamente sia pur in un mercato fortemente regolamentato».
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