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Dossier Obsolescenza programmata: cosa succede dopo la sentenza Samsung-Apple

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Dossier | N. 12 articoliOpen Innovation Days: ecco i nuovi protagonisti dell'innovazione

Obsolescenza programmata: cosa succede dopo la sentenza Samsung-Apple

Reuters
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L'ombra nera è quella dell'obsolescenza programmata. Anche se a leggere le parole dell'Antitrust italiano, che oggi ha multato Apple e Samsung (per 10 e 5 milioni di euro), la terminologia non appare mai: «L’Agcm – è scritto nella nota - ha accertato che le società del gruppo Apple e del gruppo Samsung hanno realizzato pratiche commerciali scorrette in violazione degli artt. 20, 21, 22 e 24 del Codice del Consumo in relazione al rilascio di alcuni aggiornamenti del firmware dei cellulari che hanno provocato gravi disfunzioni e ridotto in modo significativo le prestazioni, in tal modo accelerando il processo di sostituzione degli stessi».

Una sentenza storica, che apre nuovi fronti e riaccende vecchie discussioni. Il vero punto caldo, oggi, sono le potenzialità di questa decisione. Il circolo vizioso che può nascerle intorno. Sentenza alla mano, infatti, le società dei consumatori, potranno appellarsi al giudizio di un tribunale per chiedere rimborsi per gli utenti. A partire da Altroconsumo, che tramite Ivo Tarantino parla di «decisione storica che finalmente ristabilisce il diritto del consumatore a poter fruire di prodotti funzionanti». Per Tarantino «Non possono esistere scuse quali quelle che l'hardware sia troppo vecchio per stare al passo con il software. La catena dell'innovazione non deve essere fatta subire al consumatore, ma deve essere al servizio degli utenti che devono poter disporre di prodotti che funzionano non solo al momento dell'acquisto ma anche negli anni a seguire. Qual è il reale valore di un telefono che mi costa centinaia di euro ma al primo aggiornamento diventa inservibile?».

Da parte sua, Samsung, ha rilasciato una breve nota nella quale conferma che per l'azienda «la soddisfazione dei propri clienti è obiettivo primario, strettamente legato al proprio business. Samsung non condivide la decisione presa dall’Agcm in quanto la società non ha mai rilasciato aggiornamenti software con l'obiettivo di ridurre le performance del Galaxy Note 4. Al contrario, Samsung ha sempre rilasciato aggiornamenti software che consentissero ai propri utenti di avere la migliore esperienza possibile. L'azienda si vede quindi costretta a ricorrere in appello contro la decisione presa dall'Autorità». Ricorso che, quasi certamente, proporrà anche Apple, nonostante non sia stata diffusa ancora una nota ufficiale.

Cos'è l'obsolescenza programmata

Il capitolo dell'obsolescenza programmata, tuttavia, è ben più ampio. Nasconde una prassi scorretta del produttore, che programma l'invecchiamento del prodotto così da renderlo quasi inutile dopo un determinato periodo. Lo scopo è quello di fare in modo che un prodotto debba essere sostituito a scadenza, in modo da impedire un calo delle vendite. Il primo caso di obsolescenza programmata risale più o meno a cento anni fa, quando i produttori di lampadine ad incandescenza (Philips e General Electric su tutti) fecero cartello e decisero di ridurre la durata della luce, portandola a da 2500 a 1000 ore. Un dimezzamento del consumo che avrebbe portato gli utenti a cambiare più spesso lampadina, dunque maggiori incassi.

Giova ricordare che contro la pratica dell'obsolescenza programmata esistono regolamenti comunitari e nazinali. La Commissione UE, ad esempio, è fautrice della direttiva sull'ecodesign, con la quale impegna i produttori a utilizzare in fase di progettazione delle tecniche che mirino all'aumento della vita media dei prodotti e ne facilitino le operazioni di riparazione.

Il caso Apple–Samsung e la velocità della tecnologia
È difficile, oggi, stabilire se la sentenza dell'Antitrust italiano contro Apple e Samsung sia riconducibile a vere e proprie condotte fraudolente delle aziende. La difficoltà è insita nella velocità delle nuove tecnologie. La durata di un dispositivo, oggi, è argomento spinoso. Ogni anno i due maggiori produttori di sistemi operativi mobile (Apple con iOS e Google con Android) lanciano una nuova versione del software. Nuove versioni che rincorrono le nuove tendenze: dall'intelligenza artificiale alla realtà aumentata. Nel giro di quattro anni, dunque, un sistema operativo cambia quattro volte. E introduce caratteristiche che rischiano di far sembrare preistoria quelle vecchie.

C'è poi tutto un altro mondo che ruota attorno ai device e alla loro tenuta: quello delle App. Oggi l'App più scaricata al mondo è quella di Facebook. E dal punto di vista della richiesta di risorse hardware, è anche una delle più impegnative. Non è un caso che la stessa Facebook abbia deciso di lanciare una versione lite della sua App per i telefoni meno prestanti. Questa storia ci dice che oggi obsolescenza programmata e velocità di innovazione sono due concetti che rischiano di tramutarsi nello stesso risultato, seppur spinti da presupposti diversi.

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