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L’Europa alla carica sul grafene. E l’Italia conquista un ruolo…

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L’Europa alla carica sul grafene. E l’Italia conquista un ruolo d’avanguardia

La struttura molecolare del grafene (Marka)
La struttura molecolare del grafene (Marka)

Il diamante e la grafite delle comuni matite sono entrambi fatti di carbonio, non piacerà a chi ama i “migliori amici delle donne”, come diceva l’indimenticabile Marilyn, ma quello che li differenzia a livello chimico è solo la struttura. La storia del grafene, il materiale che ha solo iniziato a cambiare il mondo in cui viviamo, inizia con un pezzo di scotch, nastro adesivo, con cui Andre Geim e Konstantin Novoselov, i due fisici dell’Università di Manchester vincitori del Nobel per la Fisica del 2010, hanno estratto il grafene da un pezzo di grafite da matita. Lo ha raccontato Novoselov in una bella conferenza tenuta nei giorni scorsi a Milano, organizzata da Leonardo. Assottigliando più volte la polvere di grafite, passandola da un pezzo all’altro di comune scotch, hanno ottenuto una scaglia di carbonio dello spessore di appena un atomo, impensabile allora. Era nato, in modo molto pratico e tipicamente inglese, questo nuovo materiale, di spessore monoatomico, su cui l’Unione Europea ha puntato un miliardo per uno dei suoi due programmi bandiera, Flagship.

«Un programma ben riuscito anche perché ben equilibrato - dice Marco Molina, responsabile Ricerca e sviluppo Spazio di Leonardo e suo rappresentante nel programma europeo -, con 158 partner di 23 nazioni e una composizione 40-40-20 fra accademia, industria e istituti di ricerca», e sembra che questo assicuri equilibrio anche grazie alla compattezza dell’ambiente europeo del grafene, un’esperienza che può essere preziosa da considerare anche per il nuovo programma miliardario europeo sul quantum computing.

Leonardo ha fatto della ricerca e applicazione del grafene uno dei suoi obiettivi prioritari, date le sue caratteristiche principali: a oggi è il materiale più resistente, miglior conduttore di elettricità, il più repellente all’acqua, resistente all’impatto, permette un’alta protezione dai fulmini, è l’ideale per apparati antighiaccio. «Nel medio-lungo periodo si pensa alla sensoristica per le telecomunicazioni, all’utilizzo di inchiostro al grafene, conduttore e trasparente, utilizzabile nelle comuni stampanti per realizzare circuiti», conclude Molina. Ma su questo materiale, secondo Novoselov, siamo solo all’inizio. Non sostituirà il silicio, ma si integrerà e verrà usato anche in biologia per le sue eccezionali capacità di filtro, già oggi si sta studiando un’interfaccia fra terminazioni nervose e arti artificiale, sensore mioelettrico. Investire in questo campo è inevitabile per la prima realtà italiana in campo aereospaziale, che ha nell’innovazione, come ci dice Giovanni Soccodato, capo della Strategia e innovazione del gruppo, il primo fattore di competitività. I numeri lo fanno capire: in ricerca e sviluppo il gruppo investe un miliardo e mezzo l’anno, circa il 13% dei ricavi, guadagnando il primo posto tra le aziende manifatturiere italiane.

Il grafene oggi si produce, ultrasottile e in quantità, specialmente in Cina, ma il nostro Paese presto farà assai meglio producendo grafene puro in quello che si annuncia come il primo impianto del genere al mondo. Lo realizzerà Bedimensional, la startup genovese nata dall’Iit, Istituto Italiano di Tecnologia, grazie a un finanziamento di 18 milioni ricevuto dal Gruppo Pellan.

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