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Con PagoPa il Comune ci guadagna: raccoglie di più e con minori costi

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Con PagoPa il Comune ci guadagna: raccoglie di più e con minori costi

PagoPa – il sistema pubblico di pagamenti elettronici – sta già aiutando la Pubblica amministrazione a risparmiare, guadagnare in efficienza, diventare più digitali. E sta già dando benefici ai cittadini, facendo risparmiare tempo (a volte anche denaro) nel rapporto con la Pa. Con il vantaggio ulteriore e complessivo di favorire le abitudini digitali degli italiani. È quanto risulta dai primi dati relativi agli enti che hanno aderito a PagoPA nell’ultimo anno, come riferiscono dal Team Digitale, la struttura commissariale che, con l’Agenzia per l’Italia digitale, si occupa dell’Agenda digitale (presso la presidenza del Consiglio).

Milano ha passato al nuovo sistema centralizzato, gestito da Sia, l’imposta sui rifiuti (Tari), le mense scolastiche e a breve le multe. Ha fatto 1,2 milioni di transazioni, per un totale di 411 milioni di euro. «La città risparmia così nell’incasso perché non deve più pagare il “tesoriere”, la banca con cui ha accordi. Ed è riuscita ad accelerare gli incassi della Tari, con una crescita del 30% nei primi due mesi», spiega Giuseppe Virgone, responsabile del progetto presso il Team. Gli utenti pagano prima l’ente perché online è più facile e comodo: «Ben 35mila utenti l’hanno fatto online nel 2018, tra gennaio e novembre) via PagoPA, che consente anche modalità offline di pagamento. Un numero altissimo e in crescita rispetto ai 28 mila del 2017».

Gallarate ha incassato 460mila euro a ottobre con la Tari via PagoPa, da 2.295 utenti, che se lo fanno online ricevono uno sconto di 5 euro (a incentivo): «Il Comune risparmia, oltre che sul tesoriere, anche su stampa e invio della raccomandata cartacea, che costa 2,93 euro l’una – dice Virgone -. E ha potuto riallocare le persone dedicate a queste attività a servizi diversi, più utili, come il recupero dell’evasione: quindi ne deriveranno altri benefici».

Palermo ha portato le multe online via PagoPA. Il cittadino accede tramite Spid al sito del comune e può vederle tutte, comprese quelle ancora da notificare. Se paga queste ultime risparmia le spese di notifica (13 euro). A ottobre sono state pagate 1.430 multe per 198mila euro. «Ben il 38% delle multe è pagato prima della notifica, quindi il Comune risparmia sulle spese relative e sui conteziosi, spesso associati alla dimenticanza dell’utente della multa arrivata in forma cartacea». Palermo fa pagare così anche la Tari (ma in affiancamento col F24, che dismetterà nel 2019) e a breve le mense scolastiche. Roma ha i pagamenti dei certificati anagrafici, occupazione suolo pubblico, tassa di soggiorno e altre cose, «ma non ancora multe e Tari». Da gennaio a metà novembre ci sono stati 700mila pagamenti, per 110 milioni, via PagoPA, con un risparmio sulle spese di tesoreria.

C’è anche un Comune come Ripalta Cremasca che ha messo online il pagamento della mensa scolastica, risparmiando così 1,925 milioni di euro nel 2017 (secondo stime degli Osservatori del Politecnico di Milano), tra costi vivi (stampa, invio cartaceo ai genitori) e di gestione (riconciliazione, rendicontazione, controllo). PagoPA sgrava infatti il Comune dalla gestione pratica (compreso ex post con dichiarazione dei redditi che ora è generata automaticamente dall’applicativo e non più dal personale). Per il genitore, oltre alla comodità dell’iscrizione online, c’è la possibilità di consultare online il menu (e così tra l’altro verificare casi di intolleranze o allergie).

«A livello nazionale, da gennaio a novembre abbiamo avuto 16 milioni di transazioni PagoPA, di cui il 30% online. Ben l’80% di queste va a buon fine, indice di efficienza del sistema: è un dato simile a quello di PayPal», dice Virgone.

Insomma, pur considerando che molti tributi importanti devono ancora partire in parecchi enti, PagoPA si conferma uno dei primissimi casi in cui dalla trasformazione digitale della PA derivano benefici concreti e stimabili per il cittadino. E di questi esempi l’Italia ha molto bisogno, per recuperare sui ritardi. È di qualche giorno fa il rapporto sull’eGovernment, di Capgemini, Politecnico di Milano e Idc, che ci pone ultimi in Europa per uso dei servizi di Pa digitale da parte dei cittadini (lo fanno solo il 22 per cento di loro) e al 17° posto per capacità dell’amministrazione di sfruttare le potenzialità dell’Ict. I dati sono del 2017 e la speranza ora è che, anche grazie a PagoPA, il volto (digitale) dell’Italia possa evolversi in maniera sostanziale.

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