3/10 Una nuova privacy per il web
Avete presente quei pop up che emergono quando aprite un sito che non avete mai visitato e che vi impongono di cliccare su “accetto” o “I agree” sotto la minaccia di non poter proseguire la navigazione? Sono il frutto più fastidioso della rivoluzione europea della privacy scattata lo scorso 25 maggio con l'entrata in vigore nell'Unione europea della Gdpr, la General Data Protection Regulation, che ha come fine ultimo di proteggere i dati e le tracce personali che lasciamo quando navighiamo su un qualsiasi sito, anche senza fare acquisti o transazioni commerciali. All'indomani degli scandali che hanno coinvolto Facebook e alla luce dei sempre più frequenti furti di identità e di dati, l'Europa ha voluto partire da un assunto semplice: ognuno è il proprietario dei propri dati e deve dare il suo consenso per renderli disponibili. Ecco perché fioriscono le richieste di consenso. Ma tutte le aziende, anche non online, hanno dovuto mettersi in regola con strutture adeguate per conservare e immagazzinare in maniera ordinata i dati dei clienti, in modo che siano sempre reperibili. Perché a richiesta devono essere accessibili ai detentori stessi, cioè a noi. Ma anche per evitare il più possibile il rischio di manomissioni o furti, o almeno di poter avvisare i diretti interessati, sotto pena di multe che arrivano a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato. Tra mille polemiche la Gdpr ha inaugurato una nuova era per la privacy, in Europa e non solo.
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